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Utilità e spendibilità del nuovo pensiero sociologico

Attualità - Stefano Agati - 12 Dicembre 2022

 

 

Alle radici della Sociologia entrata in eclissi e nuovamente riemersa attraverso una evidente “ripresa sociologica”, ci sono i bisogni sociali.

Lo scenario sociale ed economico di questi anni ha registrato un acuirsi della fragilità fra i più fragili, un allargamento della platea dei poveri ed una crescente amplificazione dei bisogni delle famiglie e delle persone.

Ma oltre a ciò, ci sono urgentissimi fenomeni ambientali e demografici che ci riguardano e che evidenziano la possibilità di implosione di interi territori. L’Italia, se non il più critico, è certamente tra i Paesi a più alto rischio di estinzione al mondo, dato l’ingente calo demografico, e la partita, l’ultima ancora possibile, si gioca nella finestra temporale dei prossimi dieci o quindici anni. “Una terra deserta e disadorna minaccia di diventare l’Italia tra cinquant’anni o, al più, al volgere del secolo” (Volpi, 2022, 7). Il mondo sta cambiando e lo fa in fretta, molto più in fretta di quanto si possa immaginare.

La richiesta di un coinvolgimento attivo come sociologi nel Comitato tecnico scientifico di Ecotechgreen, così come la nostra partecipazione al Forum internazionale “La città biofilica”, tenutosi lo scorso aprile presso l’iconico Centro congressi di Padova, testimoniano la ripresa attuale dell’importanza del contributo sociologico su questi temi emergenti.

Ho potuto condividere anche in ottica sociologica le ragioni di fondo dell’importanza del verde nella vita urbana, a partire dai principi enunciati nel saggio visionario e futuristico, classico della sociologia urbana, “Vita e morte delle grandi città”, dove l’autrice, Jane Jacobs (1961), prevede la pianificazione ideale delle città, attraverso una rete di strade vivaci, nell’esaltare l’identità funzionale delle zone, nel favorire la stabilità dei vicinati, ma soprattutto identifica verde e parchi come “modi di connessione sociale”.
Modi di connessione sociale, per preservare, potenziare, quello straordinario patrimonio di relazioni e di vita collettiva che costituisce il capitale sociale di una città.

Inoltre l’innovazione ci orienta verso la nuova frontiera della sociologia del lavoro, tra smart working e welfare aziendale. Anche in questo caso siamo stati coinvolti, nel mese di giugno, dall’Università degli studi di Udine – Dipartimento di Scienze giuridiche, sul tema della “partecipazione come asset strategico ai tempi delle grandi dimissioni e dell’incertezza”, dove il mio contributo al convegno come sociologo, ha riguardato il “valore della partecipazione”.

“Siamo in presenza di processi di mutamento fortemente pervasivi, che interessano la dimensione tecnologica, organizzativa, socio-relazionale e delle competenze possedute dalle persone. Si tratta di mutamenti epocali che invadono la sfera personale e quella lavorativa, determinano nuovi confini e sovrapposizione tra tempo di vita e tempo di lavoro e, proprio perché maturati in una situazione di crisi strutturale, inducono studiosi e management delle realtà organizzative più avanzate ad interrogarsi e a riflettere sul nuovo ruolo economico svolto dall’impresa “social embedded” e su quello delle politiche pubbliche a sostegno dello sviluppo glocal, attento alla valorizzazione delle persone, alla dimensione sociale e a quella dello sviluppo ecocompatibile” (Cocozza, 2020, 331).

Infine evidenzio un tema che tuttora rimane una promessa mancata per l’umanità, una priorità trasversale per un nuovo pensiero sociologico, il tema della “fraternità”. L’esperienza della complessità della società attuale ci costringe a fare i conti con un mondo ricco di interconnessioni, interazioni e retroazioni.

Seguendo il pensiero di Morin (Morin e Kern, 1994), il tempo della complessità e della globalizzazione sollecita a riconoscersi in una famiglia comune planetaria in cui il proprio destino è strettamente collegato a quello di tutti gli altri esseri umani, come la pandemia e la guerra hanno recentemente evidenziato. Dopo la crisi del paterno e della dimensione verticale, intesa come crisi della tradizione e dell’autorità, si sta sviluppando attualmente una numerosa letteratura che individua nella fraternità il fondamento di una possibile comunità di destino mondiale. Il fraterno diventa richiamo al vivere comunitario e sociale di un oggi bisognoso di nuovi strumenti dello stare insieme.

 Ma mentre si assume che è proprio dell’oggi la domanda di fraternità, si evidenzia che essa rappresenta un bisogno ma anche una mancanza (Repossi A., Conte E., 2022). Infatti, questa prospettiva di fraternità come modo dell’esserci umano, sembra paradossale e visionaria proprio ora che il mondo vive in un conflitto permanente, immerso nei rischi che lo mettono a repentaglio ricordandoci così che nella fraternità c’è anche Caino.  Ma per quanto “possa apparire lontano e utopistico o improbabile, tale scenario appare sempre più urgente alla luce del nuovo destino che abbraccia l’umanità planetaria” (Ceruti e Bellusci, 2022, 34).

Emerge una visione del ruolo della sociologia come disciplina impegnata nel sociale con un’alta valenza di utilità sociale, una disciplina composta da vari ambiti, quello teorico, quello della ricerca empirica, e quello della spendibilità. La spendibilità e l’utilità devono rappresentare i presupposti costitutivi del nostro sapere scientifico e del nostro agire.

I padri fondatori della sociologia hanno tracciato la strada, e molti illustri sociologi contemporanei del mondo accademico e del mondo delle associazioni, per le rispettive aree di pensiero, contribuiscono da decenni all’evoluzione del pensiero sociologico in Italia, e più di recente confrontandosi “con il grande passaggio che ha segnato la storia della società attuale dalla post-modernità alla web-society e alla rivoluzione digitale” (Serra, 2020, 856).

Il sociologo Costantino Cipolla ci esorta e ci ricorda che “la disponibilità e l’apertura, intimamente strutturate con l’ecletticità, sono un invito al dialogo, all’andare avanti, a scavare sempre di più nel futuro, a fare storia per l’oggi verso il domani” (Cipolla, 2020, 888). Egli cita due parti costitutive di ogni riflessione a valenza eclettica, che sono l’eresia e la libertà. L’eresia si intende nell’ottica di un allontanamento dall’ortodossia, da ciò che risulta consuetudinariamente consolidato come vero, e la libertà quale indipendenza, autonomia e occasione per un soggetto di percorrere qualsiasi strada. Dice l’autore: “il mio scopo, qui ed ora, è quello di dedurre alcuni elementi della storia al fine di fare storia” (ivi, 886). Personalmente ritengo questo scopo ambizioso e condivisibile.

Concludo parafrasando il motto di Bernardo di Chartres, spetta a noi sociologi, ora, sollevarci sulle spalle di chi ci ha preceduto, sulle spalle dei giganti per guardare oltre l’orizzonte. 

BIBLIOGRAFIA

CERUTI M., BELLUSCI F. (2021). Il secolo della fraternità. Roma: Castelvecchi.

CIPOLLA C. (2020). Un ri-lancio al di là dei miei interpreti. In: Cipriani R., Memoli R. (a cura di) La sociologia eclettica di Costantino Cipolla – Milano: FrancoAngeli.

COCOZZA A. (2020). Innovazione e mutamento: la nuova frontiera della sociologia del lavoro tra welfare aziendale e smart working. In: Cipriani R., Memoli R. (a cura di) La sociologia eclettica di Costantino Cipolla – Milano: FrancoAngeli.

JACOBS J. (1961). The Death and Life of Great American Cities, Random House, New York, [trad. it., Vita e morte delle grandi città, Einaudi, Torino, 2009].

MORIN E., KERN A.B. (1994). Terra Patria. Milano: Raffaello Cortina Editore.

REPOSSI A., CONTE E. (2022). Essere fratelli oggi: abitare il rapporto tra pari nella post-modernità – Quaderni di Gestalt, 1, XXXV.

SERRA R. (2020). Percorsi di uno scienziato sociale onnivoro – Costantino Cipolla risponde a Rosemary Serra. In: Cipriani R., Memoli R. (a cura di) La sociologia eclettica di Costantino Cipolla – Milano: FrancoAngeli.

VOLPI R. (2022). Gli ultimi italiani, come si estingue un popolo. Milano: Solferino

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