BLOG

UNIUD aderisce alla Banca Dati Digitale Conciliativa

Segnalazioni - Redazione - 10 Novembre 2020

 

L’Università degli Studi di Udine ha accolto tra le proprie risorse web la BDDC – Banca Dati Digitale Conciliativa, che consiste in una banca dati dei verbali di conciliazione e in una raccolta delle ordinanze di mediazione delegata. Qual è il senso di questa novità? Ne abbiamo parlato con la magistrata Mirella Delia, referente e responsabile del progetto.

E’ noto che le ordinanze di conciliazione e le ordinanze di mediazione delegata, se adeguatamente motivate – al pari dei verbali conciliativi – sono capaci di tenere in equilibrio gli opposti interessi delle parti in modo rapido e soddisfacente. Attraverso la BDDC questo bagaglio di conoscenze viene messo al servizio della Giustizia, dei suoi operatori e della collettività: gli atti conciliativi, selezionati per tecnica di redazione e contenuti negoziali trasfusi e tradotti in chiave digitale, sono inseriti in una Banca Dati on line liberamente consultabile anche all’esterno degli uffici giudiziari.

<<Il Progetto sulla banca dati conciliativa (di cui all’acronimo BDDC) è registrato al nr. 2526, nella Macroarea 3- Modello 20, a pag. 74 del Manuale sulle Best Practices elaborato dal CSM (aggiornato da ultimo con delibera del 18.6.2018 della VII Commissione del CSM). E’ un manuale ricognitivo delle esperienze virtuose (ossia quelle che possono contribuire al miglioramento della funzione giurisdizionale, alla valorizzazione delle risorse interne ai nostri uffici giudiziari, al potenziamento di un corretto rapporto fra l’utenza, gli operatori di diritto e la magistratura) curato dalla VII Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura>> ci spiega la refente.

L’idea di fondo del Progetto è migliorare la gestione del processo civile, rilanciando il settore della media-conciliazione endoprocessuale. L’idea corre su due linee, quella organizzativa (interna agli uffici giudiziari) e quella formativa (da condividere anche all’esterno degli uffici giudiziari); entrambe sono incentrate sulla promozione di un impiego metodico delle ordinanze 185 bis e su quelle di mediazione quando demandata dal giudice. Determinante nel lavoro svolto in questi anni è stata la possibilità di condividere tecniche e buone pratiche collaborative – estratte dalla corrente esperienza nelle aule giudiziarie, ove appunto quelle ordinanze vengono emesse – fra le varie categorie dei professionisti che partecipano e cooperano alla “filiera giustizia”.

I risultati – monitorati con le rilevazioni informatiche compiute dal RID (Ufficio del magistrato referente informatico distrettuale) e dal CISIA (ufficio di prossimità collegato al comparto ministeriale del DGSIA) sia sul volume complessivo delle cause trattate con questi strumenti che sugli esiti definitori raggiunti in forma alternativa alla sentenza – sono appunto stati apprezzati dal CSM in termini di buona prassi esportabile (ossia trasferibile) ad altri uffici ed Enti.

Se la media-conciliazione – quale modalità di gestione delle dispute, più agile e al contempo rispondente alla tutela dei bisogni e dei diritti delle parti –  è una conquista culturale, nondimeno, per poter funzionare utilmente, l’attività di mediazione deve essere calata nella dimensione operativa propria di un Team. 

Ma, come illustrato dalla dott.ssa Delia <<La media-conciliazione richiede una profonda rimodulazione del bagaglio professionale di ciascuno degli operatori, giudici, avvocati, mediatori, consulenti tecnici, perchè possano avvicinarsi ai tavoli conciliativi spendendo lo stesso linguaggio, il più possibile ispirato al ragionamento “giuridico-logico-applicativo). Partendo da questa nuova consapevolezza, negli anni ho orientato – nei percorsi formativi allestiti dalla SSM in sedi centrale e decentrate – i giovani giudici e gli stessi tirocinanti del cd decreto del fare verso un metodo di studio degli istituti giuridici filtrato dai c.d. box cases. Si lavora direttamente sul documento conciliativo (verbale conciliativo o proposta conciliativa ex art 185 bis), quando corredato da elementi descrittivi del caso sottostante e da spunti motivazionali che permettano di comprendere cosa ha indotto il giudice a formulare la proposta, perchè è stata formulata in quel momento processuale, ma soprattutto quali sono le leve conciliative replicabili in casi analoghi>>.

La risorsa è ospitata nel sito del Tribunale di Bari ed è accessibile dal link dell’Università di Udine:

http://teche.uniud.it/risorse-elettoniche/banca-dati-digitale-conciliativa-bddc

 

Potrebbe interessarti anche