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Una Giornata per riflettere sulla educazione degli alunni con disabilità

Diversity & Inclusion - Massimiliano De Falco - 24 Gennaio 2023

Il 24 gennaio ricorre la Giornata Internazionale della Educazione, istituita dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per invitarci a riflettere sull’importanza di tale diritto, fondamentale e universale, per il pieno sviluppo della persona e per la sua partecipazione attiva in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Si tratta di una delle celebrazioni di più recente introduzione, che, quest’anno, giunge alla sua quinta edizione, testimoniando l’intento delle istituzioni a sollecitate il dibattito attorno a una tematica che merita, sicuramente, una maggiore attenzione da parte di tutti.

L’istruzione scolastica, la formazione professionale e, più in generale, l’educazione lungo tutto l’arco della vita rappresentano il vero banco di prova per la lotta alle discriminazioni. Si ritiene, infatti, che garantirne l’accesso, indistintamente e in condizione di pari opportunità, sia la promessa – non solo per lo sviluppo sostenibile del Paese, ma anche – per il riequilibrio della posizione di svantaggio inziale di alcune “categorie” di persone, rispetto alla generalità. Si pensi, per esempio, al rilievo assunto dalla educazione finanziaria per il miglioramento delle condizioni di vita, in generale, e di riscatto delle donne, in particolare, oppure a quello rivestito dalla educazione previdenziale, quale strumento di supporto alla pianificazione degli accumuli pensionistici per i giovani.

In questa sede, però, si intende approfondire le considerazioni sviluppate dall’European Agency for Special Needs and Inclusive Education, in merito allo stretto legame intercorrente tra educazione inclusiva e inclusione sociale, con specifico riferimento agli alunni con disabilità. Tale “scelta di campo” poggia sull’assunto per cui la vera sfida per l’educazione è quella riuscire a intercettare i bisogni dei più fragili, sì da rimuovere le barriere che ostano all’uguaglianza sostanziale, nella consapevolezza che, così facendo, si possa valorizzare la dignità della persona e, in prospettiva, assicurarle condizioni occupazionali migliori rispetto a quelle tristemente illustrate dalla più recente reportistica nazionale.

Rileggendo gli artt. 3, 34 e 38, c. 3 della Costituzione italiana, ben si comprende come l’educazione inclusiva degli alunni con disabilità sia un valore fondante della nostra Repubblica. Anche i successivi interventi normativi non hanno fatto altro che confermare tale principio, vuoi prevedendo che l’istruzione degli studenti con disabilità debba avvenire, senza distinzioni, nelle classi della scuola pubblica (L. n. 118/1971), vuoi imponendo la programmazione congiunta delle attività didattiche da parte di tutti i docenti e istituendo la figura dell’insegnante per il sostegno didattico (L. n. 517/1977), vuoi fissando i principi per una inclusione scolastica di qualità (L. n. 104/1992), financo nelle scuole paritarie (L. n. 62/2000), vuoi, ancora, promuovendo azioni di supporto alla realizzazione di percorsi educativi personalizzati (L. n. 328/2000). Nondimeno, sfogliando la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006 (ratificata e resa esecutiva in Italia a opera della L. n. 18/2009), si può agevolmente cogliere l’impegno degli Stati Parti ad assicurare «un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli e un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita», nell’ottica di «porre le persone con disabilità in condizione di partecipare effettivamente a una società libera» (art. 24).

Sebbene il diritto allo studio degli studenti disabili trovi, dunque, pieno riconoscimento sulla Carta, la realtà fattuale suggerisce come il percorso della educazione inclusiva sia tortuoso e ancor lontano dall’essere giunto a destinazione. All’esito del periodo di didattica a distanza, che – pur tesa a contenere il rischio di contagio fra i più vulnerabili – aveva penalizzato maggiormente gli studenti con disabilità, il ritorno alle attività in presenza (ex D.L. n. 111/2021) impone, allora, di riflettere sugli ostacoli che l’inclusione incontra nei contesti educativi, sì da porvi rimedio.

Un recentissimo Report di Istat sull’inclusione scolastica della disabilità mostra che, in Italia, gli alunni disabili ammontano al 3,8% degli iscritti e che sono in netto aumento (+5%) rispetto all’anno precedente. Al riguardo, occorre precisare che l’area dello svantaggio scolastico non si esaurisce semplicemente nella disabilità “in senso stretto”, ma – stante la dimensione relazionale di tale caratteristica personale – ricomprende anche la ulteriore (8%) e crescente (+23%, rispetto all’a.s. 2017/2018) quota di studenti con disturbi dell’apprendimento o con difficoltà derivanti dall’ambiente socioeconomico, linguistico e culturale di provenienza, per i quali, sin dal D.M. 27 dicembre 2012, sono stati definiti gli «strumenti di intervento a favore di percorsi educativi personalizzati».

Travalicando il dato quantitativo, le evidenze esposte nel documento restituiscono una immagine a luci e ombre, dove, ai numerosi passi in avanti fatti rispetto al passato, si affiancano, come cennato, lunghi tragitti ancora da percorrere, per garantire la parità di trattamento e opportunità nei contesti educativi.

Se, da un lato, migliora l’offerta di insegnanti specializzati per il sostegno individuale (+8%), raggiungendo un rapporto “alunno-insegnante” (di 1,5) più favorevole rispetto a quello previsto dalla L. n. 224/2007 (di 2), dall’altro, si registra un generale ritardo nelle assegnazioni, che, in alcune Regioni (fra cui il Friuli Venezia Giulia), arriva a superare financo il primo mese dall’inizio delle attività didattiche. Quanto, invece, agli assistenti alla autonomia e alla comunicazione che supportano gli insegnanti per il sostegno – ossia con riferimento a quegli operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, che facilitano l’interazione dello studente disabile e che stimolano lo sviluppo delle sue abilità nelle diverse dimensioni dell’autonomia – il Report ne rileva la scarsa offerta in relazione alla domanda (emblematico, in tal senso, il caso della Campania, ove, per ogni assistente, si supera la soglia di 12 alunni con disabilità).

Inoltre, benché gli strumenti digitali a supporto della didattica inclusiva per gli studenti disabili siano numerosi e in costante evoluzione, solo nel 54% dei casi essi sono utilizzati. La motivazione pare risiedere nel fatto che, come evidenziato da Istat, più di una scuola su cinque (e più di una scuola su tre, nel Mezzogiorno) denuncia l’insufficienza di dotazioni informatiche adatte alle esigenze degli alunni con disabilità. A ciò si aggiunga che la formazione dei docenti in materia di tecnologie educative specifiche è ancora debolmente diffusa: solo nel 28% dei casi, tutti gli insegnanti per il sostegno degli alunni disabili hanno frequentato (almeno) un corso di aggiornamento per l’utilizzo di questi strumenti, mentre, per il 62% del campione, la copertura di tali percorsi formativi è parziale, ovvero, per il restante 10%, del tutto assente.

Duole osservare, poi, come persistano le barriere architettoniche all’interno degli istituti scolastici, nonostante il 19% di essi dichiari di essere intervenuto per rimuoverle. Persino due scuole su tre risultano inaccessibili agli alunni con disabilità motoria, a causa della assenza o della inadeguatezza degli ascensori (45% dei casi), ovvero della mancanza di una servoscala interna (31%) o, ancora, della inidoneità dei servizi igienici (24%) o di scale (6%) e porte (3%). Altresì, spesso mancano gli ausili senso-percettivi per l’orientamento degli studenti con disabilità sensoriale: soltanto il 16% degli edifici dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti solo nell’1,5% delle scuole.

Prendendo in prestito le parole adottate dalla CEDU nella pioneristica sentenza del 10 settembre 2020, si è certi che «l’educazione inclusiva sia la scelta migliore» (a beneficio di tutti), ma occorre ancora molto affinché, da mera opzione, essa possa diventare normalità. Nel solco delle (scarne) disposizioni della Legge di bilancio per il 2023 (n. 197/2022) in materia di istruzione ed educazione, si ritiene, però, che l’istituzione del «fondo per la valorizzazione del personale scolastico, con particolare riferimento alle attività di orientamento [e] inclusione» possa accompagnare il (lungo) cammino dell’educazione verso la sua destinazione: le pari opportunità.

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