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Settimana europea sull’eguaglianza di genere: riflessioni (e azioni) da UNIUD

Attualità - Marina Brollo - 29 Ottobre 2020

 

Volge al termine la prima Settimana europea sull’eguaglianza di genere (dal 26 al 29 ottobre 2020) promossa dalla Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere (FEMM) dell’Europarlamento per celebrare i 25 anni dalla Conferenza di Pechino.

L’iniziativa intende costituire un’opportunità per condividere e discutere dei risultati raggiunti e delle sfide future per la promozione dei diritti delle donne e la parità di genere.

All’indomani dell’assegnazione di prestigiosi premi Nobel a donne per i loro studi, la pubblicazione dei risultati di diverse ricerche (fra le quali spicca quella di EIGE) segnala anche per il nostro Paese non soltanto i passi in avanti, ma anche il lungo percorso ancora da fare verso l’eguaglianza di genere.

In particolare, risaltano i ritardi delle donne negli aspetti relativi alla partecipazione al mercato del lavoro e alle condizioni occupazionali che condannano l’Italia ad un posto di coda in Europa. Come noto, le italiane sono tutt’ora impegnate in una faticosa e lenta rincorsa verso la parità e le pari opportunità specialmente nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione femminile è troppo basso. La situazione migliora tra le più giovani, specie del Nord. Ma peggiora decisamente se consideriamo il tasso di occupazione delle madri. Di più, è allarmante il dato che una donna su tre lascia il lavoro alla nascita del primo figlio. Con una uscita dall’occupazione che spesso è definitiva.

Così preoccupa fortemente il risultato del recente Rapporto Caritas, intitolato “Gli anticorpi della solidarietà“, che identifica una situazione di rischio povertà in maggioranza per le donne, italiane e con 2 figli.

A ben vedere, le donne sono in larga misura occupate in settori ad alto rischio di esposizione al virus Covid-19 (commercio, turismo, assistenza, servizi alla persona, ecc.), per cui la loro posizione è più vulnerabile di quella degli uomini. E’, quindi, prevedibile che l’occupazione femminile subirà un duro contraccolpo dalla pandemia sul mercato del lavoro.

Ma il fattore di maggior criticità per il lavoro delle donne risiede nell’aumento delle difficoltà di conciliazione (o meglio di condivisione con gli uomini) tra tempi di lavoro e tempi di vita familiare. Alle donne manca il tempo. Difficoltà, queste, che riflettono le strutturali mancanze di servizi di cura e di assistenza adeguati e le croniche diseguaglianze fra donne e uomini, fra madri e padri, all’interno della famiglia.

Nel contempo, però, le donne sono la maggioranza della popolazione e le giovani sono più istruite dei loro coetanei (dati Almalaurea). Quindi le risorse femminili, con la valorizzazione dei loro talenti, sono molto preziose per ritornare sulla pista giusta della crescita.

Da qui la consapevolezza che la decisione in merito all’utilizzo dei fondi europei (a partire dal Recovery Plan) possa costituire un’occasione da non perdere per porrele premesse strutturali per una trasformazione socio-economica, per ricostruire il tempo delle donne e per innovare una società caratterizzata da profonde diseguaglianze di genere.

Ma per un cambiamento profondo e permanente non bastano i fondi, occorre anche un vero e proprio salto di specie culturale. Le diseguaglianze (che poi diventano fonte di discriminazioni) si battono solo con la cultura e la conoscenza.

Su questo versante, segnalo un bagliore di futuro da Nord-est: più di mille fra studentesse e studenti, dottorande e dottorandi di ricerca dell’Università di Udine si sono iscritti al nuovo insegnamento interdisciplinare dedicato aPari opportunità e inclusione. L’iniziativa ideata dal CUG – Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità il benessere di chi lavora e contro le discriminazioni – è finalizzata a promuovere la cultura del rispetto e della valorizzazione della diversità declinata in ogni sua forma.

Non a caso, l’ultimo volume della collana ‘Donne e società’, edito da Forum Editrice e disponibile in modalità Open Access, si occupa proprio de “Il tempo delle donne”.

Insomma, il tempo, le competenze e le energie femminili sono indispensabili per ripartire. Sprecarle è miope e lascerebbe un segno indelebile di lungo periodo sullo sviluppo del Paese e più in generale sul vivere collettivo.

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