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Propaganda anti-LGBTIQ+ in Italia: ancora una condanna da parte dell’Europa

Diritti - Nicola Deleonardis - 12 Maggio 2023

Il Parlamento Europeo ha approvato il 21 aprile 2023 una Risoluzione che condanna il disegno di legge contro l’omosessualità adottato in Uganda, nella quale è contenuto anche un emendamento che esprime profonda preoccupazione per la retorica anti-LGBTIQ+ di alcuni Paesi europei, quali Ungheria, Polonia e Italia.

Così si legge nell’emendamento n. 19 della Risoluzione: il Parlamento Europeo

esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti-gender e anti-LGBTIQ a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’UE; ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone LGBTIQ sono un’ideologia anziché esseri umani; condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’UE, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia.

La questione può essere osservata da una duplice prospettiva.

Secondo alcuni autorevoli studi e rapporti, recentemente riportati anche sul nostro Portale, non è necessario che la propaganda politica anti-LGBTIQ+ si sostanzi in azioni di carattere legislativo. Il condizionamento esercitato dalla medesima sulla salute e sull’esercizio delle libertà fondamentali delle persone LGBTIQ+ è evidente anche qualora si arresti alla sola propaganda, ripercuotendosi sull’agire quotidiano dei singoli individui.

Ne è un esempio lampante l’aumento delle condotte discriminatorie e delle violenze contro le persone LGBTIQ+ nell’ultimo anno in Italia a seguito dell’avvicendamento dell’estrema destra al governo del Paese (v. emendamento n. 20 della Risoluzione, che menziona il Rapporto ILGA 2023).

Su un altro piano si pone invece l’inclusione di una dichiarazione (appunto, l’emendamento n. 19) che condanna il “malcostume” di un Paese membro in una Risoluzione che stigmatizza l’azione legislativa di un Paese terzo. L’emendamento n.19, infatti, approvato con un numero inferiore di voti rispetto a quelli ottenuti per l’approvazione dall’intera Risoluzione, è stato oggetto di un acceso dibattito politico, sobillato da chi ne ha ritenuto “inopportuna” l’immissione all’interno di un atto giuridico a condanna di un provvedimento normativo extraUE.

Sul punto occorre rammentare che l’’articolo 21, paragrafo 1, del Trattato dell’Unione Europea, stabilisce che “l’azione dell’Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l’allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”.

Dunque, l’azione di ogni Paese UE deve uniformarsi ai principi garantiti a livello unionale e internazionale al fine di rendere indivisibili e universali i diritti umani e le libertà fondamentali. La difformità di condotta attuata da alcuni Paesi europei, quali appunto Italia, Polonia e Ungheria, mina alle fondamenta l’azione comune dell’UE, frustrandone la capacità di promuovere l’affermazione di tali diritti (in particolare, quelli di uguaglianza, al rispetto della propria vita privata e di non discriminazione; v. Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, artt. 7 e 21) all’interno dei propri confini e conseguentemente delegittimandone l’operato verso i Paesi terzi.

In conclusione, dopo la recente approvazione di un emendamento nella Risoluzione sullo Stato di diritto 2022 (v. emendamento 002), che condanna il governo italiano per aver bloccato la registrazione dei certificati di nascita dei figli delle coppie Lgbtq+, questa ulteriore mozione dimostra che la compressione dei diritti delle persone LGBTIQ+ in Italia non stia passando affatto inosservata in Europa.

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