Precariato nella scuola: l’Italia nel mirino dell’UE
La Commissione Europea ha deferito l’Italia (INFR(2014)4231) alla Corte di giustizia dell’UE perché non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione in relazione alle condizioni di lavoro e l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato.
Secondo la Commissione, la legislazione italiana, che determina la retribuzione dei docenti a tempo determinato nelle scuole pubbliche, non prevede una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio. Ciò costituisce una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato, che hanno invece diritto a tale progressione salariale.
Inoltre, contrariamente al diritto dell’UE (direttiva 1999/70/CE del Consiglio), l’Italia non ha adottato provvedimenti efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato ai danni del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche. Ciò configura una violazione del diritto dell’UE in materia di lavoro a tempo determinato.
La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dall’Italia siano stati insufficienti e ha, pertanto, deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE.