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Paura (di discriminazioni) da Coronavirus

Attualità - Caterina Mazzanti - 8 Marzo 2020

Il Coronavirus sta impegnando il dibattito politico, sociale ed economico nazionale (e addirittura mondiale), preoccupando in misura crescente la classe dirigente, le istituzioni e l’opinione pubblica. In questo scenario di emergenza diffusa, particolarmente avvertita a livello interno ed europeo, l’attenzione verso il dilagare di quell’altro “virus” sociale che è la discriminazione deve essere tenuta alta. Purtroppo, i due fenomeni spesso coesistono.

Il timore del contagio, infatti, nasconde spesso atteggiamenti di intolleranza sulla base della nazionalità, identificata quale “portatrice del virus”. È, quindi, utile ricordare le parole di Bernhard Franke dell’agenzia federale tedesca contro le discriminazioni (Antidiskriminierungsstelle des Bundes) a pochi giorni dal #ZeroDiscriminationday che si è celebrato il primo marzo, il quale afferma che «il Coronavirus non legittima alcuna discriminazione».

In particolare, l’agenzia federale tedesca contro le discriminazioni ha registrato un numero significativo di casi di persone, soprattutto di nazionalità asiatica, vittime di comportamenti discriminatori fondati sulla nazionalità. Infatti, in un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’agenzia, il commissario ha riportato l’esperienza di diverse persone destinatarie di tali comportamenti, a testimonianza del dilagare del “virus” della discriminazione.

A titolo di esempio, Bernard Franke racconta della studentessa asiatica in cerca di un alloggio in affitto, la quale riferisce del rifiuto da parte dei proprietari di casa “per timore di contrarre il coronavirus”; ancora, di un commerciante di una città del sud della Germania ha vietato l’accesso nei locali del suo negozio ad alcuni turisti cinesi. Infine, la vicenda, paradossale, dello Studio medico che rifiuta di visitare il cittadino cinese, per paura…di contrarre il virus. Altrettanto è accaduto nei confronti di cittadini italiani, come riportato da alcuni casi di stampa nazionale.

La paura del contagio non può giustificare atteggiamenti razzisti e di chiusura.

 

Qui è possibile seguire la pagina Facebook dell’Antidiskriminieurngsstelle

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