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Pao Effect: dalla guerra di Ellen a Project Include

Letture - Anna Zilli - 16 Dicembre 2020

Spesso si sente parlare dell’effetto farfalla, quello per cui infinitesime variazioni nelle condizioni iniziali producono variazioni grandi e crescenti nel comportamento successivo dei sistemi non lineari, sicché un battito d’ali in Brasile potrebbe causare un tornado in Texas, secondo la nota ipotesi di Lorenz.

Ellen K. Pao è quella farfalla, che causa un tornado nel mondo della finanza e della tecnologia.

Il suo libro “Reset: My Fight for Inclusion and Lasting Chance“, 2017 tradotto ne “La Guerra di Ellen“, Luiss University Press, 2018 è il racconto di una donna che scopre che il merito non basta.

Ellen K. Pao è una eccellente laureata in Ingegneria, Economia e Avvocata (!), la quale racconta i suoi  sacrifici e il duro lavoro, i suoi sogni e aspirazioni professionali e di come essi abbiano rischiato di infrangersi contro il muro delle discriminazioni nel settore della finanza e delle imprese della Silicon Valley.

Si ritrova infatti “non solo” donna ma anche appartenente a una minoranza etnica in un mondo di uomini bianchi, che la marginalizzano, escludendola da un modello di  lavoro che ruota attorno a uno stile di vita pensato al maschile, bianco e eterosessuale, che si traduce in esclusione dai migliori affari e dalla carriera, rigorosamente “men only“.

Questo libro è sì il racconto della battaglia legale intraprese dalla protagonista, che ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro per discriminazione, ma soprattutto è una storia di coraggio e di cambiamento.

Con un doppio finale: Ellen perde la causa ma conquista se stessa e, con una presa di coscienza collettiva, riesce, insieme ad altre persone nella sua condizione, a trasformare la denuncia dell’esistente in una possibilità di cambiamento. Nasce infatti “Project Include“,  un vero e proprio percorso di studio dei problemi e delle soluzioni possibili per una effettiva diversity nel mondo delle tecnologie.

Il  “Pao effect” è stato enorme negli Stati Uniti, e l’onda lunga dell’azione di Ellen K. Pao in termini di condivisione e discussione del problema delle discriminazioni nel mondo del lavoro si propaga in tutto il mondo, basandosi su tre pilastri:

Inclusione: Le aziende dovrebbero migliorare le opportunità per tutto il personale, compresi tutti i gruppi sottorappresentati. Includere tutt* è in realtà più facile a lungo termine e intrinsecamente più equo, specialmente per coloro che fanno parte di più di un gruppo socialmente escluso e che pertanto subisce più numerose conseguenze negative.

Completezza: Un approccio una tantum semplicemente non può ottenere un cambiamento sistemico e in molti casi – paradossalmente – fa male. Una soluzione efficace copre tutti gli aspetti di un’azienda: la sua cultura, le sue operazioni e il suo team. Chiunque svolga il ruolo di CEO deve guidare i molteplici sforzi necessari a raggiungere l’obiettivo dell’inclusione, con un approccio globale e un impegno a lungo termine.

Responsabilità (accountability): Le aziende e i loro dirigenti dovrebbero monitorare i processi di realizzazione del cambiamento sistemico e dell’inclusione, utilizzando sondaggi e indagini complete.

La missione di Project Include è dare a tutt* una vera e equa possibilità di avere successo nel mondo tech. Da qualche parte bisogna pur partire, e per una volta si parte dall’alto del management per includere a tutti i livelli, esortando le aziende a implementare soluzioni che supportino la diversità e stimolino e l’inclusione.

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