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On-line il primo Rapporto dell’Osservatorio sulla Parità di Genere nella Cultura

Attualità - Redazione - 28 Novembre 2022

Dopo un anno di lavori e audizioni, vede la luce il primo Rapporto dell’Osservatorio sulla parità di genere del Ministero della Cultura che, dal  24 novembre 2021 (data della sua formale costituzione) si occupa di fornire dati, studi e riflessioni per contribuire a colmare il gender gap nel mondo della cultura.

Il primo Rapporto italiano, che vede la luce il 22 novembre, raccoglie  esperienze, testimonianze e documenta la presenza femminile nel mondo della cultura e delle arti.

Lo  sfondo è costituito dal documento di   Eurimages sulla parità di genere (Gender equality strategy 2021-2023), che sottolinea con preoccupazione come, nonostante gli sforzi messi in campo dagli Stati membri, compresa l’Italia, il divario di genere nell’audiovisivo è ancora molto forte.

Il modello di inchiesta e proposta è rappresentato dall’attività dell’Observatoire de l’égalité entre femmes et hommes dans la culture et la communication, nato nel 2013, che supporta la ricerca e la costruzione di strumenti tecnici  per ridurre il gender gap. Il modello attinge a indagini  sui dati relativi al fenomeno considerato, strutturati attraverso quattro tematiche: responsabilità e risorse umane; formazione, occupazione e stipendio; accesso ai mezzi di creazione e di produzione; programmazione artistica, presenza delle donne nei media, consacrazione artistica. Fanno riferimento alle principali istituzioni pubbliche e private della filiera culturale (ministero, enti e istituzioni pubbliche, imprese, autori, enti di insegnamento e di formazione) e mettono sotto osservazione i diversi settori che la compongono: patrimonio (archeologia, musei, architettura, archivi), creazione artistica (spettacolo dal vivo e arti plastiche), editoria e audiovisivo.

Con l’obiettivo di cogliere criticità e potenzialità, è stato sottoscritto un protocollo con l’Istat ed elaborato un focus sugli audiovisivi.

Il testo, reperibile in calce, è strutturato in quattro capitoli, oltre a introduzione e conclusioni.

Di particolare interesse sono proprio queste ultime, che riassumono senso e limiti dell’iniziativa.

<<La prima è di ordine strutturale: l’Osservatorio non è né un sindacato né una commissione pari opportunità. È invece un organo consultivo del Ministero della Cultura. Questo significa che i frutti del suo lavoro di analisi e di verifica sul gender gap – come nel caso di questo rapporto – vengono messi a disposizione del Ministro perché possa proporre, individuare e attuare degli efficaci strumento di intervento.

La seconda è di ordine metodologico: il monitoraggio dell’Osservatorio ha senso soltanto se individua dei criteri di ricognizione dei dati stabili e omogenei e se può mettere a confronto i risultati anno dopo anno. Per questa ragione è importante il protocollo stipulato con Istat ed è necessario lavorare nella continuità di un percorso.

La terza è invece di ordine contenutistico: l’Osservatorio non può affrontare tutta la complessità che sta intorno alla questione di genere nei settori culturali. Può essere però punto di riferimento, come di fatto è avvenuto, e deve operare delle scelte.

Lo squilibrio di genere può esprimersi in tante forme. L’Osservatorio si è dato come centro della propria mission quello relativo all’accesso, al raggiungimento e al mantenimento dei ruoli apicali per le donne nell’ambito artistico e culturale.

Questo rapporto evidenzia una condizione di squilibrio generalizzata in diversi settori (anche se va detto che alcuni – editoria, archivi, biblioteche, fotografia, architettura, moda – non sono stati studiati in questo primo anno).

E fa emergere un dato incontrovertibile e trasversale a tutti gli ambiti: la disparità di potere tra uomini e donne nella cultura italiana. Va tuttavia sottolineato che nel focus sul cinema e l’audiovisivo presente in questo primo report emerge una dimensione in grande evoluzione.

Se infatti in alcuni settori sono state rilevate resistenze alle pari opportunità – magari mascherate dietro il paravento della “tradizione” – sul cinema e l’audiovisivo si è riscontrato grande consapevolezza e grande voglia di cambiamento. Innanzitutto per una ragione: esistono dei soggetti organizzati – associazioni di interpreti, autrici, registe, sceneggiatrice, produttrici – che hanno avuto la capacità di mettere focalizzare il problema e produrre un livello alto di elaborazione e dell’analisi del fenomeno con le relative proposte da avanzare nel settore>>.

 

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