Mobbing e violenza privata: quale il confine ?
L’uso della minaccia di licenziamento ritorsivo e dell’intimidazione per ostacolare la crescita professionale di un dipendente, oltre a rientrare nelle dinamiche del mobbing, può comportare conseguenze penali significative per il datore di lavoro. La giurisprudenza di legittimità ha individuato nella pressione psicologica uno strumento idoneo a costringere le vittime a tollerare comportamenti lesivi della loro libertà morale. È stato inoltre accertato come tale clima lavorativo, reso ostile e insidioso, abbia scoraggiato le dipendenti dal reagire, anche attraverso il timore di ritorsioni.
Perché si configuri il reato di violenza privata, non basta la minaccia in sé: è necessario che questa generi un effetto duraturo, inducendo la vittima a una condotta passiva, frutto di un controllo psicologico che impedisce ogni resistenza alla volontà del soggetto agente.