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Loss and damage fund: riparare le disuguaglianze acuite dal climate change

Attualità - Loretta Moramarco - 10 Gennaio 2024

La COP28, pur tra molte contraddizioni soprattutto riguardo al rispetto dei diritti umani e alla scelta del paese ospitante, si è conclusa con qualche risultato positivo.

Uno di questi è il finanziamento del Fondo per le perdite e i danni (loss and damage fund), che tiene conto del differenziale di impatto tra paesi e comunità più vulnerabili e paesi più “resilienti” agli effetti del cambiamento climatico. Vi è, ormai, una ampia letteratura scientifica e numerosi report delle agenzie internazionali che evidenziano gli effetti moltiplicatori sulle diseguaglianze del climate change. Tra i soggetti più colpiti vi sono le comunità indigene, i bambini, gli anziani e le donne e le persone con disabilità.

Già la COP 2013 aveva istituito il Meccanismo di Varsavia per perdite e danni associati agli impatti del cambiamento climatico. L’Art. 8 dell’Accordo di Parigi richiamava tale meccanismo (comma 2) e individuava macro aree di cooperazione (comma 4). La COP27 ha, poi, istituito il Loss and Damage Fund per risarcire le perdite e dei danni subìti dai paesi che, pur avendo un impatto minore sul cambiamento climatico, ne subiscono gli effetti catastrofici. Durante il primo giorno della COP 28, le parti hanno raggiunto un accordo sull’operatività del fondo e gli accordi di finanziamento.

È stata inoltre siglata un intesa tra the UN Office for Disaster Risk Reduction and the UN Office for Project Services, per ospitare the Santiago Network for Loss and Damage, allo scopo di accelerare e favorire la prestazione di assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili agli effetti negativi del cambiamento climatico. Le Parti, poi, hanno concordato gli obiettivi per the Global Goal on Adaptation (GGA) e il suo framework, identificando i passaggi necessari a rendere il mondo resiliente rispetto agli impatti del climate change.

Il quadro concettuale in cui la COP si muove registra una sempre maggiore consapevolezza dell’intersezione tra diritti umani, lotta alle discriminazioni e azioni per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente.

Il primo bilancio globale della COP28 (First global stocktake Draft decision -/CMA.5) espressamente riconosce l’importanza di considerare i Paesi del cd. Global South particolarmente vulnerabili e segmenti di popolazione già in condizione di vulnerabilità a causa della collocazione geografia, dello status socioeconomico, delle condizioni di vita, del genere, dell’età, dello status di minoranza, dell’emarginazione, dell’allontanamento forzato dai luoghi di origine o della disabilità, nonché in ragione dello stato degli ecosistemi da cui dipendono (§122).

Pur riconoscendo che il cambiamento climatico è un tema che riguarda l’intera umanità, le Parti si impegnano a adottare politiche di contrasto agli effetti del cambiamento climatico che rispettino, promuovano e considerino il diritto ad un ambiente pulito, salubre e sostenibile, il diritto alla salute, i diritti delle comunità indigene, delle comunità locali, dei migranti, dei bambini, delle persone con disabilità e delle persone in situazioni di vulnerabilità e il diritto allo sviluppo, oltre all’eguaglianza di genere, l’empowement delle donne e l’equità intergenerazionale.

 

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