L’invecchiamento in buona salute: una questione per tutti
Lo scorso 1° Ottobre si è celebrata la Giornata internazionale degli anziani istituita nel 1990 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 45/106, che oggi ricorda, più che mai, come il tema attinente all’invecchiamento sia all’ordine del giorno, toccando non solo l’individuo, ma l’intera collettività.
I dati mostrano come la popolazione globale sia composta da più anziani, rispetto ai giovani. L’invecchiamento è un fenomeno (relativamente) recente, che potrebbe assumere sempre più importanza in futuro. A tale riguardo, il numero di persone con almeno 65 anni di età a livello globale raddoppierà, passando da 761 milioni nel 2021 a 1,6 miliardi nel 2050. In altri termini, nel 2021, 1 persona su 10 nel mondo aveva 65 anni o più, mentre nel 2050 questa fascia di età sarà rappresentata da 1 persona su 6. Inoltre, anche i soggetti con almeno 80 anni di età stanno crescendo sempre più rapidamente. La prospettiva di vita tende ad aumentare visto che i bambini nati nel 2022 avranno un’aspettativa di vita fino a 71,7 anni di età in media, dunque, 25 anni in più rispetto a quelli nati nel 1950.
La transizione demografica avrà un impatto su molti aspetti della società: dall’economia alla salute. A tal fine, per non lasciare indietro nessuno e garantire il diritto di vivere con dignità, uguaglianza e in un ambiente sano, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è da tempo impegnata nella promozione di iniziative volte a favorire l’inclusione degli anziani nella società.
L’invecchiamento della popolazione globale, infatti, porta con sè sfide e opportunità. Sotto il primo profilo, ci sarà un aumento della domanda di servizi relativi all’assistenza e alla cura della persona, che richiederà più investimenti in tale settore e più forza lavoro adeguatamente formata. Sotto il secondo profilo, le persone anziane apportano un importante contributo per la loro famiglia e la comunità in cui operano, ma l’entità di queste opportunità dipende da un fattore fondamentale: la salute. Quest’ultima, tuttavia, non è influenzata solo dalla genetica, ma anche dagli ambienti fisici e sociali in cui la persona si trova e vive, che, combinati con le caratteristiche personali della stessa, hanno effetto a lungo termine sull’età.
In tale contesto, l’OMS ha promosso, in collaborazione con gli Stati membri, le Nazioni Unite e le diverse parti interessate, l’invecchiamento in buona salute, che viene definito come un processo di mantenimento della capacità funzionale per consentire il benessere in età avanzata. La nozione di “capacità funzionale” è data dalle interazioni tra la capacità intrinseca dell’individuo – costituita dalle proprie capacità fisiche e mentali – e le caratteristiche ambientali. Per la realizzazione di questo processo, l’OMS ha guidato l’attuazione del “decennio dell’invecchiamento in buona salute” (Decade of Healthy Ageing), dichiarato dall’Assemblea delle Nazioni Unite per gli anni 2021-2030. Tale periodo si basa sulla strategia globale e sul piano d’azione per l’invecchiamento 2016-2020 dell’OMS e sostiene la realizzazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.
Il decennio delle Nazioni Unite sull’invecchiamento in buona salute 2021-2030 è un’iniziativa volta a sensibilizzare gli stati, la società civile, il mondo accademico, i media e il settore privato affinché collaborino per migliorare la vita delle persone anziane e delle loro famiglie. Il lavoro dell’OMS, perciò, ha come obiettivo quello di ridurre le disuguaglianze sanitarie e migliorare la vita delle persone anziane, delle loro famiglie e della comunità. Questo è possibile attraverso un’azione collettiva, che deve intervenire su quattro aree: i) creare ambienti a “misura di anziano”; ii) combattere l’ageismo; iii) garantire assistenza integrata e iv) a lungo termine. Inoltre, vengono individuate dieci priorità, tra le quali vi è la creazione di una piattaforma per riunire e supportare gli stakeholder, farli dialogare tra loro, coinvolgere altre persone, condividere dati e ricerche e dare voce alle esperienze.
Il contributo offerto dall’OMS, in collaborazione con le Nazioni Unite, è quello di diffondere a livello globale le problematiche relative all’invecchiamento, al fine di stimolare ogni Paese a intervenire sul piano giuridico ed economico-sociale, perché solo in questo modo è possibile contrastare l’ageismo e garantire l’uguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale.