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Le donne nel trasporto pubblico

Attualità - Lorenza Larese - 14 Febbraio 2022

Fonte immagine: Il Quotidiano del Sud

La recente scomparsa di Giulia Solomita, una delle prime donne in Italia a conseguire la licenza di guida per gli autobus, riporta l’attenzione su di un settore nel quale le donne sono storicamente una categoria ampiamente sottorappresentata.

La Solomita, originaria di Satriano di Lucania (PZ), con grande determinazione negli anni ’60 ottenne la patente D vincendo le resistenze della cultura maschilista dell’epoca, per poi svolgere la professione di autista per l’azienda di famiglia.

Oggi, a 60 anni di distanza, nonostante le donne costituiscano una categoria fondamentale nel trasporto pubblico sia in qualità di clienti che lavoratrici, il settore rimane un ambito a prevalenza maschile.

Dal punto di vista dell’occupazione, a livello globale gli uomini rappresentano circa l’82% della forza lavoro[1]. Se per gli impieghi di tipo amministrativo e servizio clienti le quote di genere sono quasi equamente distribuite, la differenza massima si evidenza nelle mansioni di autista (solo il 10% sono donne) e di manutenzione (7,6 %).

Per quanto riguarda l’Italia non esistono pubblicazioni ufficiali ma, analizzando i dati rilevati da uno dei principali operatori nella prima metà del 2021, le stime sono addirittura inferiori: le donne rappresentano l’8,2% del totale dei dipendenti e il 3,8% degli autisti.

Eppure, nell’ultimo decennio si sono susseguite politiche e pubblicazioni volte a favorire l’occupazione femminile nel settore dei trasporti, a partire dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro[2] fino alle associazioni internazionali dei lavoratori e datori di lavoro[3], oltre alle politiche delle Nazioni Unite per promuovere la parità di genere sul lavoro[4] e per stimolare la generazione di soluzioni al peggioramento delle condizioni delle donne a seguito della pandemia[5].

In sintesi, rafforzare le pari opportunità e l’occupazione femminile porta vantaggi all’intero settore industriale: datori di lavoro, lavoratori e passeggeri, uomini e donne. La diversità di genere apporta innovazione e competenze diverse, oltre che migliorare l’efficienza del servizio in quanto rappresenta meglio la varietà delle categorie di passeggeri. Inoltre, migliorare le condizioni di lavoro delle donne migliora le condizioni per tutti i lavoratori, e l’impiego di un maggior numero di donne si traduce in trasporti pubblici più sicuri per lavoratori e passeggeri. Infine, il cambiamento demografico implica l’invecchiamento della forza lavoro con una conseguente carenza di lavoratori – ulteriormente aggravata dalla pandemia – e puntare sulle donne amplia il bacino dal quale attingere per le sostituzioni.

Ma non è solo una questione di business: si tratta fondamentalmente di una giustizia sociale e del lavoro e di diritti umani. Rafforzando l’occupazione femminile nel trasporto pubblico si contribuirà alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Dalle recenti indagini è emerso che le principali barriere all’accesso per gli impieghi di conducente di autobus sono stress, organizzazione su turni e work-life balance, violenza sul lavoro, mancanza di strutture (come, ad esempio, i servizi igienici lungo il percorso) e costi per il conseguimento di patente di guida e abilitazione CQC: difficoltà che, a ben guardare, non hanno genere.

L’unico vero ostacolo è di matrice culturale, costituito dai pregiudizi e dagli stereotipi radicati e diffusi che vincolano determinate mansioni a uno specifico genere. Le donne hanno un accesso limitato alla formazione e all’informazione, non vengono incoraggiate a fare esperienze personali, educative o professionali che aprirebbero la strada a una professione non tradizionale. A questo si aggiunge il fatto che il settore dei trasporti attualmente ha poco appeal per le nuove generazioni e per le donne. È necessario che le aziende di trasporto pubblico si impegnino a diventare più evolute ed attente alle sensibilità delle nuove generazioni e a promuovere tra i giovani, in collaborazione con la scuola, l’impatto e la valenza sociale che questo settore ha sulla comunità, nell’ottica della sostenibilità.

Migliorare e sostenere la rappresentanza e l’integrazione delle donne nel settore del trasporto pubblico richiede la messa in campo di azioni concrete a diversi livelli. Le istituzioni, i datori di lavoro e i sindacati devono svolgere un ruolo proattivo per incrementare le possibilità di accesso a posti tradizionalmente dominati dagli uomini, attraverso interventi di matrice culturale ed economica.

Sul posto di lavoro, attività di educazione e sensibilizzazione volti ad accrescere la consapevolezza sul valore della diversità, per creare un ambiente più inclusivo e combattere stereotipi di genere e pregiudizi, e istruire e i lavoratori sui temi della parità, di diritti fondamentali, salute e sicurezza, violenza e molestie sul posto di lavoro. Oltre a garantire la parità retributiva, la progettazione, inoltre, dovrà rispondere meglio alle esigenze delle donne: pensare a nuove soluzioni con modelli diversi di lavoro, anche mediante l’utilizzo di part-time orizzontali o verticali o turni flessibili che agevolino la gestione dell’equilibrio vita professionale e vita privata.

Attraverso partenariati con i centri per l’impiego, orientamento e ricollocamento sarà utile istituire programmi dedicati alle donne, con percorsi di formazione per professioni come quella dell’autista, finalizzati all’inserimento in azienda.

Ma è fondamentale anche un intervento da parte delle istituzioni, orientato alla promozione e al finanziamento di agevolazioni economiche destinate alle donne che permettano di abbattere i costi per il conseguimento della licenza di guida.

 

 

 

 

 

[1] fonte: UITP, Survey on women employment in public transport, 2019

“Women in public transport – People’s public transport policy” https://www.itfglobal.org/sites/default/files/node/page/files/Women_in_Public_Transport_OPT_1.pdf

[2] P. Turnbull, Promoting the employment of women in the transport sector- obstacles and policy options, 2013

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—ed_dialogue/—sector/documents/publication/wcms_234880.pdf[3] The International Association of Public Transport & European Transport Workers’ Federation, WISE II – Women’s Employment and Gender Policy in Urban Public Transport, 2014; ITF – International Transport Workers’ Federation & UITP, Strengthening women’s employment and equal opportunities in urban public transport, 2019; UITP, How to build a diverse and inclusive sector, 2020

[4] International Labour Organization, UN Women, Empowering Women at Work – Company Policies and Practices for Gender Equality, 2020

[5] United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women, Policy brief: The impact of Covid-19 on women, 2020

https://www.unwomen.org/en/digital-library/publications/2020/04/policy-brief-the-impact-of-covid-19-on-women

 

 

 

 

 

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