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Il diabete è fortemente associato allo svantaggio socioeconomico

Attualità - Monica Bolzan - 14 Novembre 2020

Il 14 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale del diabete, istituita dalla Federazione Internazionale del diabete e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel 1991, in risposta all’aumento del numero delle diagnosi. La data non è stata scelta casualmente: coincide con il giorno della nascita di Frederick Banting, che nel 1923 ricevette il Premio Nobel in Fisiologia e Medicina insieme a John James Rickard Macleod, per aver scoperto l’ormone dell’insulina.

Secondo l’OMS, in tutto il mondo circa 422 milioni di persone hanno il diabete. La maggior parte vive in paesi a basso e medio reddito. Ogni anno, sono direttamente causati dal diabete 1,6 milioni di decessi. Questi numeri sono costantemente aumentati negli ultimi decenni.

L’ultima ricerca dell’ISTAT in materia risale al luglio del 2017 e i dati sono riferiti al 2016. Secondo l’ISTAT, sono oltre 3 milioni 200 mila in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell’intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre).

Per avere un parametro di riferimento, secondo l’ISTAT, nelle aree a bassa diffusione dell’epidemia, alla fine di marzo di quest’anno si è registrato un numero di morti con Covid-19 molto vicino a quello per diabete del marzo 2017, che tuttavia rappresentava il 5% della mortalità complessiva del periodo. Si aggiunga poi che sempre in base allo stesso Report, Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo trimestre 2020vi è un’evidenza statistica che nel 34,7% dei casi di morte per COVID-19, viene riportata almeno una co-morbidità, ossia la pre-esistenza di condizioni croniche al momento della diagnosi. E ovviamente tra queste malattie croniche vi è il diabete.

Sempre l’indagine dell’ISTAT pubblicata nel 2017 sottolinea l’incidenza delle diseguaglianze sociali sulla malattia. “Il diabete è una patologia fortemente associata allo svantaggio socioeconomico. Tra le donne le disuguaglianze sono maggiori in tutte le classi di età: le donne diabetiche di 65-74 anni con laurea o diploma sono il 6,8%, le coetanee con al massimo la licenza media il 13,8% (i maschi della stessa classe di età sono rispettivamente il 13,2 e il 16,4%). Lo svantaggio socioeconomico si conferma anche nella mortalità ed è più evidente nelle donne, al contrario di quanto si osserva per le altre cause di morte: le donne con titolo di studio basso hanno un rischio di morte 2,3 volte più elevato delle laureate”.

Nel 2006, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione A/RES/61/225, incentivando tra l’altro gli Stati Membri a intraprendere politiche nazionali per la prevenzione, il trattamento e la cura del diabete in linea con lo sviluppo sostenibile dei sistemi di assistenza sanitaria nazionali.

Il Manifesto dei diritti della persona con diabete è stato firmato il 9 luglio 2009 in Senato da Diabete Italia e dall’Associazione parlamentare per la tutela e promozione del diritto alla prevenzione. Tuttavia, sin dagli anni ’80, questa patologia è stata qualificata come “di alto interesse sociale” dalla legge n. 115/1987. Le persone che ne sono affette, infatti, hanno un rischio più elevato di entrare in dialisi, di avere un infarto. Il 15% soffre di coronaropatia e il 38% soffre di insufficienza renale. Una prevenzione più efficace nella diagnosi, con una presa in carico del medico curante permetterebbe un’individuazione dei pazienti che necessitano di visite specialistiche.

Non abbiamo dati statistici aggiornati sulle discriminazioni ai danni delle persone con diabete. In un articolo ormai risalente di Giordana Fauci, Al lavoro senza paura (in TuttoDiabete, anno 14, n.3, Luglio-Settembre 1997), si sostiene che i giovani con diabete abbiano difficoltà a essere assunti, nel 30% dei casi e che quasi il 35% dei datori di lavoro escluda l’ipotesi di assumere una persona con diabete. Nonostante il fatto che una persona con diabete possa svolgere qualsiasi tipo di lavoro, salvo ovviamente quelli per cui è necessario una particolare costituzione fisica (per es. i piloti di aereo, dei conduttori di treni e poche altre attività di questo tipo), leggiamo ancora storie di discriminazione. Occorre ricordare che la legge n. 104/1992 stabilisce che una persona con diabete abbia diritto fino a tre permessi retribuiti al mese per poter effettuare i normali controlli medici. Negli Stati uniti, invece, è stata redatta la “Carta del lavoratore con diabete”, che prevede facilitazioni e cure specifiche (per es., la presenza nelle mense aziendali di un pasto più adatto alle esigenze alimentari di una persona con diabete).

In Friuli Venezia Giulia, la riforma regionale del sistema sanitario ha tenuto particolarmente conto della patologia diabetica, prevedendo azioni mirate soprattutto per la gestione del diabete in ospedale. Nel 2015, poi, sono state introdotte delle linee sull’assistenza integrata alle persone affette da questa patologia. L’obiettivo è intercettare il paziente prima che si ammali, attraverso un investimento sulla prevenzione e l’integrazione tra tutti i soggetti coinvolti, come i medici ospedalieri e di famiglia, i professionisti, i farmacisti e anche le associazioni dei pazienti, le quali danno un contributo importante nella prevenzione suggerendo i percorsi migliori dal punto di vista del malato. A Trieste, è stato organizzato un servizio trasversale che si occupa dei pazienti migliorando le loro condizioni di vita e riducendo conseguentemente i tempi di degenza.

Il Piano nazionale sulla malattia diabetica, recepito dalla Regione Friuli Venezia Giulia, indica i principali obiettivi da raggiungere e ambiti in cui lavorare: prevenzione, diagnosi precoce, gestione della malattia e delle complicanze, miglioramento dell’assistenza. Per limitare l’impatto sociale del diabete è auspicabile che il Servizio Sanitario Regionale nelle sue diverse diramazioni, le Associazioni di Pazienti, la Comunità scientifica, le persone con diabete e coloro che le assistono collaborino al fine di porre un essere un efficace coordinamento dei servizi. Il Decreto n. 149 del 25 gennaio 2018 ha ricostituito il Tavolo Tecnico Regionale per la malattia diabetica presso la Direzione Centrale Salute, proprio per supportare l’adozione di un’organizzazione regionale a rete che connetta i servizi specialistici (ospedalieri e territoriali) e gli operatori territoriali.

 

Per approfondire il tema, si consiglia la lettura delle schede contenute nel sito della Società Italiana di Diabetologia, che ha anche una sezione dedicata alla legislazione.

 

 

*L’Autrice dell’articolo è attualmente iscritta al Corso di laurea triennale in Diritto per le Imprese e le Istituzioni, presso il Dipartimento di scienze giuridiche di Udine.

 

 

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