Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità
Il 17 giugno ricorre la Giornata Mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita con la risoluzione A/RES/49/115. Nello stesso giorno, nel 1994, veniva adottata a Parigi la Convenzione per la lotta alla desertificazione (UNCCD – United Nations Convention to Combat Desertification, ratificata dall’Italia ì con la legge n. 170 del 4 giugno 1997.
L’acqua è l’elemento più diffuso in natura ma sempre meno disponibile perché inaccessibile (“chiuso” nei ghiacciai), inutilizzabile (nei mari e negli oceani) o inquinato (in Italia il 60% dei corpi idrici non è in buono stato). Non tutti accedono all’acqua allo stesso modo. L’accesso all’acqua potabile sicura, ai servizi igienico-sanitari e ai sistemi fognari, pur garantito da numerose norme nazionali e internazionali, può essere negato – di diritto o di fatto – a fasce della popolazione che spesso vivono più forme di discriminazione, compresa quella ambientale. La siccità non può che peggiorare tale situazione.
Il rapporto 2022, State of the Global Climate, dell’Organizzazione Mteorologica mondiale afferma che entro il 2050, oltre due terzi della popolazione mondiale dovranno fronteggiare almeno un mese di carenza dʼacqua.
Il rapporto ONU The differentiated impacts of desertification, land degradation and drought on women and men analizza come variano gli impatti della siccità, nonché le misure di mitigazione della stessa, tra uomini e donne. Ad esempio, secondo gli studi condotti da CARE e UNICEF, molte famiglie hanno utilizzato il matrimonio forzato come meccanismo di coping per aumentare il reddito(attraverso il pagamento del “prezzo” della sposa) o per ridurre il numero di persone a carico per nucleo familiare. Le raccomandazioni elaborate suggeriscono anzitutto di adottare politiche gender-responsive rispetto alla siccità; di sostenere le comunità, ed in particolare le donne, per identificare e perseguire strategie di adattamento (rendendo le donne e le ragazze parte attiva dei processi); garantire che le iniziative a breve termine e di sostegno umanitario tengano conto dei bisogni e problemi specifici delle donne e delle ragazze.
Per limitarci all’Europa, la siccità ha già duramente colpito molti Stati, tra cui l’Italia. In particolare, nel mese di agosto, i grandi fiumi – tra cui il Reno, la Loira e il Danubio – sono scesi a livelli estremamente bassi. Germania, Francia, Regno Unito, Belgio hanno registrato estati estremamente secche. Nord Italia e penisola iberica hanno avuto un inverno 2021/2022 eccezionalmente secco e anche la primavera è stata più secca della media su vaste aree d’Europa.
Il c.d. Decreto Siccità, d.l. 14 aprile 2023, n. 39 detta Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche. Esso istituisce una Cabina di Regia fissa e un Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica.
I dati sulla situazione italiana, essenziali per l’esame corretto del fenomeno, sono disponibili sul sito dell’Osservatorio Siccità – CNR IBE Climate Services. Nel bollettino di marzo 2023 si ribadisce che la siccità che interessa i Paesi dell’Europa sud-occidentale e dell’est dura da quasi 2 anni. Essa è definita, per durata e tipologia degli impatti, come idrologica e socio-economica.
La siccità idrogeologica implica una riduzione delle risorse idriche (corsi d’acqua, laghi, acquiferi sotterranei) al di sotto una data soglia per un dato periodo, dovuta ad una persistente contrazione (riduzione) delle piogge. In Italia i grandi laghi nella prima decade di Aprile 2023 sono fermi fra il 23% del Lago di Como al 44% circa dei laghi Maggiore e Idro, con il Garda che continua ad essere quello con i valori più prossimi ai minimi storici del periodo. La portata del Po è inferiore alla media praticamente lungo tutta l’asta con livelli da severo a estremi (vedi grafico dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Po) ed a Pontelagoscuro si sono superati i valori sotto i quali il fiume ha difficoltà a respingere l’ingresso del mare. In Piemonte, la regione più colpita da questa siccità, i livelli delle falde superficiali monitorate da ARPA sono in una situazione di criticità quasi tutte da almeno un anno.
La siccità socio-economica è associata alla domanda/rifornimento idrico relativa a beni e bisogni economici. Durante siccità particolarmente intense ed estese l’allocazione della risorsa idrica per le comuni attività antropiche può essere compromessa. Nel 2020 Legambiente aveva già diffuso i dati con il suo dossier “H₂O – la chimica che inquina l’acqua” dove avvertiva “secondo una recente pubblicazione dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) gli impatti chiave che i cambiamenti climatici avranno sull’Europa sono l’aumento di siccità, forti piogge e inondazioni. Il prossimo decennio sarà cruciale per contrastare la crisi climatica e proteggere l’ambiente. È ormai evidente come i cambiamenti climatici e il degrado ambientale siano due facce della stessa medaglia e come stiano interagendo in maniera sinergica diventando una minaccia esistenziale su scala globale”. In Italia, dal 2007 al 2017, sono state emesse in totale nei soli corpi idrici e solo dagli impianti industriali ben 5.622 tonnellate di sostanze chimiche (dati del registro E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register).
È evidente, quindi, che anche in Italia la siccità non potrà che ampliare le “aree” di esclusione e di discriminazione già esistenti, come normalmente avviene in tutte le situazioni di stress se non adeguatamente regolate e in assenza di tutele efficaci dei diritti umani.
Il rapporto tra diritto all’acqua e discriminazioni è uno dei temi di cui si è occupata l’associazione Movimento Blu, con sede legali a Napoli e sezioni territoriali in tutto lo Stivale. Presidente dell’associazione Movimento Blu è l’avv. Maurizio Montalto, Specialista in Diritto e Gestione dell’Ambiente, cha curato – da ultimo – l’edizione italiana del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2022, liberamente disponibile sul sito
Avv. Montalto, cos’è Movimento Blu? A quale urgenza risponde?
Movimento Blu risponde all’esigenza di garantire la conoscenza tecnica e profonda delle vicende legate all’acqua. I professionisti si interrogano sulle questioni in maniera diversa e devono impegnarsi a tradurre i contenuti elaborati in un linguaggio comprensibile alla collettività per fornire elementi di riflessione profonda. Il linguaggio accademico consente di fare buona figura ma resta incompreso dalla comunità, che si limita a seguire “l’esperto” in maniera inconsapevole. In questo modo non c’è crescita culturale del pensiero e delle comunità.
Movimento Blu in più occasioni ha denunciato il mancato rispetto anche in Italia del diritto all’accesso all’acqua. Cosa si sta facendo a riguardo?
Movimento blu parte dall’analisi delle Nazioni unite del 2019. Nessuno sia lasciato indietro era il significativo titolo del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite di quell’anno, che mostra come dinamiche discriminatorie – dirette e indirette – ci siano in tutto il mondo. In Italia prevalgono quelle indirette che colpiscono rom, sinti, migranti, senzatetto. Il Testo Unico sull’edilizia nega l’allaccio idrico ( in generale ai servizi) per i manufatti non in regola. Di fatto questo punisce i più poveri perché chi ha disponibilità economica risolve facilmente l’empasse. L’obiettivo del legislatore è perseguire l’abuso edilizio ma di fatto si colpiscono i poverissimi. La stessa stortura si produce per il divieto di allaccio per chi occupa, ad esempio, edifici abbandonati. Il. d lgs n. 31 del 2001 dà alle Regioni il potere di pianificare e garantire il diritto all’acqua nelle situazioni di emergenza. I Comuni dovrebbero applicare le disposizioni dettate, con potere sostitutivo della Regione. Di fatto non è stato fatto nulla. Neppure durante la pandemia, quando si invitavano tutti a lavare le mani, pur lasciando i più poveri senza acqua.
Si può parlare di un collegamento tra siccità e discriminazione?
La siccità comporta la rarefazione della risorsa, che genera un meccanismo di competizione tra individui, animali e vegetali. Si innesca, quindi, una dinamica predatoria e prevaricatoria, che colpisce le fasce più vulnerabili. Prevaricatoria perché ognuno cerca di accaparrarsi una quota, anche eccedente le necessità minime a scapito di altri. Predatoria perché l’acqua viene usata come bene del mercato e quindi oggetto di speculazione economica.
In Italia viene contestato ai minori che vivono negli slum e che, privi di allaccio idrico, si allacciano forzatamente alla rete “il furto d’acqua”. È accaduto a Guidonia, a Prenestina.
Il d.lgs 2023/18, adottato in attuazione della Direttiva (UE) 2020/2184, ha dei punti di vulnerabilità: art. 16 che è diventato art. 17 subordina ad una specie di censimento il riconoscimento del diritto all’acqua. Lo stato delega alle regioni e alle province autonome il censimento dei singoli, dei gruppi vulnerabili per riconoscere il diritto all’acqua. Appare come una sorta di “concessione”, per lo più legata a tempi ancora non definiti per l’attuazione della delega da parte delle Regioni e delle Province Autonome. ppare una sorta di concessione del diritto umano all’acqua, una concessione del diritto all’esistenza. Lo Stato quindi si riserva in sostanza di valutare se tale diritto all’esistenza spetti o meno. Non va bene. Il diritto all’acqua è un diritto umano. Va solo riconosciuto, non concesso. Per questo a parte la norma italiana di ratifica bisogna correggere la direttiva europea.
FOCUS SULLA NORMATIVA ITALIANA
L’ art. 5 della legge 80 del 2014 nega l’accesso ai servizi idrici e igienico sanitario (anche delle fasce vulnerabili della popolazione) che vivano in immobili occupati abusivamente.
L’art.48 del DPR 380 del 2001 nega l’accesso ai servizi idrici e igienico sanitario (anche delle fasce vulnerabili della popolazione), che vivano in costruzioni abusivi.
La legislazione nazionale, adottata in attuazione della normativa europea (in particolare la direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano) impone di assicurare l’accesso all’acqua in caso di emergenza (art.12 dlgs 31/01). Le Regioni avrebbero dovuto pianificare la soluzione e, nell’ipotesi d’inerzia dei Comuni, esercitare i poteri sostitutivi. Tanto non è avvenuto.
Da ultimo vi è stata una attuazione parziale della direttiva (Ue) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Il d.lgs 23 febbraio 2023, n. 18 è stato adottato in attuazione della Direttiva (UE) 2020/2184 ,concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. L’art. 17 impone alle regioni e province autonome di adottare le misure necessarie per migliorare l’accesso di tutti alle acque destinate al consumo umano,in particolare assicurandone l’accesso ai gruppi vulnerabili edEmarginati ma al comma 2 stabilisce che Regioni e province autonome individuino sul proprio territorio le persone prive di accesso o con un accesso limitato alle acque destinate al consumo umano, compresi i gruppi vulnerabili, tra cui senzatetto, rifugiati,individui appartenenti a culture minoritarie stanziali o nomadi,nonchè i motivi di tale mancanza di accesso. Tali procedure potrebbero comportare un rallentamento nelle attività di effettiva garanzia dell’accesso.