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Giornata Internazionale contro l’AIDS

Attualità - Daniela Lafratta - 1 Dicembre 2021

Istituita nel 1988, anno della prima celebrazione per la Giornata Internazionale della salute mondiale, la Giornata Internazionale contro l’AIDS è diventata una delle ricorrenze sulla salute tra le più riconosciute al mondo. Celebrare tale giornata costituisce un momento essenziale nella doverosa opera di sensibilizzazione sul tema. Molteplici appaiono i profili che ci vedono chiamati a riflettere perchè HIV non è soltanto “malattia”, HIV è discriminazione, ghettizzazione, marginalizzazione, stigma, isolamento, pregiudizio. Tanto è stato fatto ma altrettanto è ciò che ancora siamo chiamati a fare.

Agli inizi degli anni 80 i primi casi di HIV furono notati principalmente tra la popolazione gay, tra tossicodipendenti e persone che si prostituivano. Si fece presto a trasformare la vulnerabilità medica in pregiudizio; un freddo sillogismo produttore di discriminazioni multiple. Sieropositivo voleva dire tutto ciò che la società dei tempi aveva deciso essere inaccettabile e per l’opinione comune dell’epoca, rappresentava la punizione alle proprie inconfessabili trasgressioni. E allora c’era chi soffriva a causa della malattia e poi c’era chi, immune, soffriva a causa del pregiudizio e ancora c’era chi le pene le espiava tutte. Persone affette da HIV relegate nei reparti di malattie infettive, spesso discriminati da quegli stessi camici bianchi che dietro la paura non avevano cura per il corpo e neanche per l’anima; detenuti discriminati e tenuti in isolamento continuo per il sol fatto di essere sieropositivi; intere famiglie marginalizzate perché parenti di un sieropositivo.

È vero, la scienza non trovava risposte e ciò che non si conosce crea paura ma quel silenzio ha prodotto scarsa informazione sulle cui spalle è proliferato il pregiudizio che insieme alla malattia ha prodotto vittime innocenti di un sistema profondamente discriminante.

A circa quarant’anni dai primi casi di HIV la scienza ha reso possibile, ai soggetti HIV positivi, lo svolgimento di una vita di buona qualità. Di pari passo le campagne informative hanno contribuito a sfatare falsi miti che per anni hanno provocato una drammatica caccia alle streghe. Tuttavia pregiudizi e atteggiamenti discriminatori, seppur notevolmente diminuiti restano ancora presenti ed evidenti. È pertanto necessità impellente rendere “libere” le persone sieropositive, le quali hanno pari diritti alla tutela della propria libertà e della propria dignità ovvero hanno pari diritto nel godere appieno della propria esistenza e nel potersi autodeterminare nel contesto sociale in cui tutti viviamo.

La strada perché ciò accada è l’informazione e una rete di supporto ben strutturata. Parlare, ascoltare, includere e opporsi a qualunque prassi, atto discriminante o produttore di pregiudizi e stigma; ricordare quanti hanno lottato e creduto nel cambiamento.

 

 

 

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