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EIGE – Gender Equality Index 2020: l’Italia può fare di più

Attualità - Claudia Carchio, Anna Zilli - 12 Novembre 2020

Il Gender Equality Index 2020, il report annuale sull’uguaglianza di genere nell’UE, vede migliorare la posizione dell’Italia, che però rimane nella parte bassa della classifica. Il rapporto è stato pubblicato dallEIGE – Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere il 29 ottobre scorso. Trattandosi di una corposa indagine che offre numerosi spunti di riflessione, dedicheremo a essa diversi approfondimenti.

Occorre subito sottolineare l’importanza di questo rapporto sull’uguaglianza di genere. Si tratta, infatti, di un indicatore che consente di misurare i progressi effettuati nel campo della parità di genere nell’UE e in ciascuno degli Stati membri. In tal modo, non solo si rendono visibili le aree che necessitano di un maggior impegno, ma si stimolano anche le scelte dei decisori politici nella progettazione di più efficienti misure di contrasto alle diseguaglianze e alle discriminazioni.

Ogni anno (a partire dal 2010), l’EIGE attribuisce a ciascuno Stato e all’UE un punteggio da 1 a 100 (ove il valore di 100 rappresenta il raggiungimento della piena parità, ossia l’uguaglianza) relativamente alla condizione di donne e uomini in sei settori: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute. L’Indice rileva anche due aree aggiuntive, quella della violenza contro le donne e quella delle disuguaglianze intersezionali (quelle forme cioè di discriminazione basate su più fattori che interagiscono tra loro in modo da non poter più essere distinti e separati, come ad esempio il caso del divieto di portare il velo islamico, che coinvolge le donne di religione musulmana). Vi è poi nel rapporto un focus, che quest’anno riguarda la digitalizzazione (su cui torneremo).

Il nucleo centrale dell’Indice è rappresentato appunto dal punteggio attribuito per l’uguaglianza di genere, cui si aggiunge un’analisi dettagliata per ogni paese, che evidenzia i progressi compiuti dal 2010, i risultati e le aree di miglioramento. Il dato medio europeo del Gender Equality Index è di 67,9 punti su 100. La strada da percorrere è ancora lunga e la necessità di compiere progressi in tutti gli Stati membri è urgente. Il punteggio complessivo è infatti aumentato di soli 4,1 punti dal 2010 e di 0,5 punti dal 2017: a questo ritmo  ci vorranno più di 60 anni per raggiungere l’uguaglianza di genere nell’UE.

Le disuguaglianze di genere sono più pronunciate nell’area relativa alle posizioni decisionali (53,5 punti) e soprattutto nel processo decisionale economico. Il settore del potere, nonostante abbia il punteggio più basso rispetto agli altri ambiti, è quello che mostra il maggior miglioramento dal 2010 (+ 11,6 punti) e che sta trainando l’aumento complessivo del punteggio dell’Indice in UE. Se si scorporasse, infatti, questa voce, l’uguaglianza di genere nel suo insieme non mostrerebbe significativi progressi.

L’Italia registra ottimi progressi nel campo dell’uguaglianza di genere (+ 10,2 punti sulla rilevazione del 2015 e + 14,1% rispetto alla rilevazione del 2005), anche se – come accennavamo in apertura – si assesta nella parte bassa della classifica EU con il punteggio di 63,5.

Collegando i due dati, sembra potersi dire che sul tema dell’accesso al potere la legge sulle c.d. quote di genere nelle società quotate e partecipate pubbliche abbia certamente influito.

Sin dalla approvazione della legge n. 120/2011 (c.d. Golfo Mosca) e del regolamento attuativo (DPR n. 251/2012) sulle quote di genere negli organi di amministrazione e di controllo delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni e delle società quotate in Borsa, il Laboratorio Lavoro ha realizzato diverse attività, tra le quali merita di essere ricordato il progetto Talenti femminili per le Pubbliche Amministrazioni, nell’ambito del  Progetto Operativo di Assistenza Tecnica (POAT) “Rafforzamento delle strutture operative e delle competenze in tema di pari opportunità e non discriminazione nella Pubblica Amministrazione” con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Non va dimenticato, inoltre, l’apporto del gruppo di ricerca al Progetto di ricerca di interesse nazionale Legal_frame_Work, con un ampio rapporto di ricerca in open access dedicato a Legalità e rapporti di lavoro. Incentivi e sanzioni, nel quale merita una particolare menzione il contributo di Marina Brollo sul tema dell’inclusione della diversità di genere negli organi sociali, che non a caso è incentrato sul tema che il recente rapporto dell’EIGE segnala ancora come quello più problematico, ossia la rappresentanza femminile nei luoghi decisionali. Riteniamo utile riproporlo in calce a questo articolo perchè riteniamo che possa fungere da cornice alle ulteriori note che pubblicheremo sul rapporto 2020 in esame.

 

 

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