BLOG

Disuguaglianze di genere “in termini di terra e siccità”

Giornate Internazionali - Giulia Colombo - 17 Giugno 2023

«Women are major actors in the global efforts to reduce and reverse land degradation. They restore land, they protect land, they cherish, nourish and care for the land, while also caring for others» queste le parole di Ibrahim Thiaw, sottosegretario generale e segretario esecutivo United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD).

La riflessione proposta da I. Thiaw mette in evidenza l’importante ruolo delle donne per affrontare l’attuale crisi ambientale causata dalla siccità, dalla degradazione del suolo e dalla desertificazione. Infatti, sempre più, sorge l’esigenza di intervenire per tutelare adeguatamente il suolo e le risorse idriche, che rappresentano le fonti naturali per il sostentamento e la sopravvivenza degli esseri viventi.

L’aumento della temperatura globale ha avuto enormi ripercussioni sulla disponibilità dell’acqua, comportando l’assenza della risorsa idrica per la popolazione mondiale. L’acqua è fondamentale per bere, per garantire una sicurezza alimentare ed economica attraverso i prodotti dell’agricoltura e per assicurare l’accesso a servizi igienico-sanitari sicuri. Tali mancanze colpiscono in modo sproporzionato le donne, soprattutto nei paesi più poveri, dove spetta a loro il compito di reperire acqua.

Un interessante studio UNCCD (2022) The Differentiated Impacts of Desertification, Land Degradation and Drought on Women and Men mostra come desertificazione e siccità hanno un impatto peggiore sulla vita quotidiana delle donne rispetto agli uomini, rilevando, anche, notevoli disparità di genere.

I principali ostacoli che impediscono un intervento (pro)attivo delle donne sono molteplici: il mancato riconosciuto della proprietà della terra; l’esclusione nell’accesso alle tecnologie, alle risorse per la gestione sostenibile del territorio; l’istruzione e la formazione; lo scarso coinvolgimento nel processo decisionale sulle politiche e azioni per contrastare desertificazione, degradazione del suolo e siccità. Le donne, anche su questo fronte, vengono continuamente sfavorite rispetto agli uomini. La parità di genere stenta ad affermarsi.

La figura della donna viene sottovalutata soprattutto in alcuni Paesi del mondo. Ad esempio, in oltre due terzi dei Paesi dell’Asia orientale e della Regione del Pacifico le donne non possono utilizzare e controllare beni fondiari, in Medio Oriente e Nord Africa solo il 4% delle donne è proprietaria di terreni, nell’Africa sub-sahariana le donne rappresentano la metà della forza lavoro agricola, ma solo il 18% è proprietaria. Inoltre, anche nei paesi in cui le donne hanno gli stessi diritti degli uomini in merito alla detenzione di fondi, come nel caso della Costa Rica, solo il 15,6% della proprietà fondiaria è delle donne.

Come rilevato nello studio, oggi, quasi la metà della forza lavoro agricola globale, è di genere femminile, ma meno di un proprietario terriero su cinque nel mondo è donna e, in più di cento Paesi, il diritto delle donne di ereditare la proprietà del coniuge viene negato sulla base di leggi e pratiche consuetudinarie o religiose.

Le donne, che vivono nei Paesi più poveri e con maggiore scarsità di risorse idriche, vengono occupate nell’approvvigionamento dell’acqua, trascorrendo complessivamente 200 milioni di ore al giorno. Il tragitto per andare a prendere l’acqua può richiedere, infatti, più di un’ora. In alcune zone dell’Africa sub-sahariana, donne e ragazze spendono dalle tre alle quattro ore al giorno nella raccolta dell’acqua e del materiale per la combustione.

Anche la salute delle donne può essere compromessa non solo dalle lunghe distanze che devono percorrere con un carico pesante, ma anche dall’insorgenza di malattie quando l’acqua raccolta proviene da fonti non salubri (come ruscelli o stagni spesso contaminati) soprattutto nei periodi di maggiore siccità, che possono portare anche alla morte.

Il tempo che le donne impiegano per questa attività viene sottratto alla formazione, comportando una sempre più forte marginalizzazione e dipendenza della donna rispetto all’uomo. Alluvioni, siccità e desertificazione possono tradursi in un aumento del tempo impiegato per l’approvvigionamento quotidiano di tali risorse, con un conseguente calo dell’iscrizione scolastica femminile. In assenza di una buona formazione scolastica, le donne non hanno la possibilità di accedere al mondo del lavoro, quindi hanno generalmente meno probabilità di ricoprire posizioni di potere nella gestione dell’acqua.

La siccità, quindi, ha delle conseguenze negative più forti sul genere femminile rispetto a quello maschile, perché tende ad aumentare il peso dell’assistenza non retribuita e il lavoro domestico a carico esclusivamente delle prime.

Le donne, invece, possono contribuire in modo lungimirante alla crisi climatica e questo è evidente, in quanto contribuiscono alla progettazione e all’implementazione di metodi sostenibili per gestire la siccità e la degradazione del suolo, attraverso tecniche per la raccolta dell’acqua piovana, l’ideazione di sistemi di irrigazione e la creazione di vivai di piante fondamentali per l’ambiente.

Il ruolo delle donne diventa ancora più efficace quando viene data loro la possibilità di accedere alle tecnologie agricole, alla formazione di settore e all’informazione attraverso un coinvolgimento attivo nell’agricoltura non solo come operaie, ma anche come proprietarie fondiarie.

La disparità di genere deve, quindi, essere superata, riconoscendo alle donne gli stessi diritti dell’uomo, perché solo una totale inclusione del genere femminile può aiutare il pianeta a superare la crisi climatica.

Potrebbe interessarti anche