BLOG

Cooperative: femminile, plurale

Diversity & Inclusion - Giulia Colombo - 15 Marzo 2022

 

Ragionando attorno alla  Giornata internazionale della donna, la lotta contro le disparità di genere nel mondo lavorativo rappresenta un tassello importantissimo, che si inserisce in un mosaico più complesso e globale che riguarda l’inclusione di tutti, nessuno escluso. Le donne, più vulnerabili e maggiormente colpite da  comportamenti discriminatori ancorati a logiche patriarcali, rischiano di essere escluse, anziché accolte, da un mercato del lavoro che necessita, sempre più, della loro presenza. Infatti, la partecipazione attiva delle lavoratrici è indispensabile per il benessere collettivo e lo sviluppo sostenibile.

Nel nostro tessuto economico-sociale, in contrapposizione alle società profit tout court, si inseriscono le società cooperative, che svolgono la propria attività perseguendo uno scopo mutualistico volto alla valorizzazione dei propri soci-lavoratori, fornendo beni, servizi e occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle di mercato. Invero, le cooperative sono fondate sui principi quali democraticità, partecipazione, autonomia dei soci, informazione, formazione e solidarietà, che non si riscontrano nelle società che hanno come principale obiettivo il profitto.

Le cooperative trovano una fisiologica configurazione nel concetto più ampio della cd. “economia sociale”, in quanto quest’ultima si riferisce a imprese e organizzazioni che producono beni, servizi e conoscenza perseguendo sia fini economici, sia sociali. In tale contesto, la sensibilità verso i temi relativi all’inclusione  e alla sostenibilità risultano essere predominanti.

Si evince come le cooperative rappresentino un luogo particolarmente attento all’occupazione femminile e, in particolare, questo fenomeno è ancor più evidente nelle cooperative sociali disciplinate dalla L. n. 381/1991,che hanno lo scopo di «perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi (cooperative di tipo A) e lo svolgimento di attività diverse finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate (cooperative di tipo B)».

I dati lo confermano: rispetto alle altre forme di impresa, le cooperative realizzano meglio la parità di genere . In occasione del Convegno “Innovazione è cooperazione al femminile” del 9 ottobre 2019 organizzato e promosso dalla Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative,si evidenziava come «le donne trovano nelle cooperative l’habitat ideale per trasformare le idee in impresa, conciliare vita e lavoro e realizzare la piena emancipazione socioeconomica.

Nelle cooperative è donna il 61% degli occupati, il 40,5% dei soci e la governance raggiunge il 25,6%. Tutto questo in un paese che non coniuga al meglio il binomio donne – lavoro, tant’è che l’Italia, insieme alla Grecia, ha il peggiore tasso di occupazione femminile nella Ue (non supera il 50%)». In particolare, tra gli occupati di Confcooperative pari a 525.000 le donne rappresentano il 60,7% del totale e raggiungono, addirittura, il 71,1% nelle cooperative sociali.

Nella nostra società,ove la figura della donna manager o dell’imprenditrice fatica a diffondersi, il mondo della cooperazione rappresenta una eccezione: dove democrazia e mutualità sono i principi fondanti, le donne riescono a trovare uno spazio maggiore, sia all’interno della base operativa che ai vertici delle organizzazioni.

Arrivano notizie incoraggianti anche dal Centro studi Confcooperative Fondosviluppo, che ha dedicato alle “Cooperative a guida femminile”  uno studio, che mostra anche una forte incidenza della cooperazione a trazione femminile nelle zone svantaggiate del Paese (in Sardegna con il 35,1% di donne nel CdA, seguono Basilicata con il 34,6% e la Sicilia con il 33,2%). Nel quinquennio 2015-2020 il trend è stato ascendente: le cooperative a guida femminile sono passate dal  23,8% del 2015  al 26% nel 2020. Addirittura, nelle cooperative sociali, si è raggiunto il  40,4% di donne manager.

Le cooperative stanno contribuendo alla riduzione del divario di genere, perché consentono di aumentare l’accesso all’occupazione femminile, rafforzano la leadership delle donne e garantiscono la democrazia: si mostra chiaramente come il verde della sostenibilità si coniughi perfettamente con il rosa della cooperazione.

 

*Comunicazione inviata per il Seminario “Quanto siamo EQUAL?”, svoltosi presso il Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Udine, l’8 marzo 2022, in occasione del secondo anniversario della messa on line del portale.

Potrebbe interessarti anche