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Climate change e Ageism

Diversity & Inclusion - Loretta Moramarco - 16 Ottobre 2023

Il 10 ottobre 2023, la World Health Organization ha pubblicato il documento Connecting generations: planning and implementing interventions for intergenerational contact. Si tratta di una guida, basata sui dati e dai risultati contenuti nel Rapporto globale sull’ageismo, secondo cui gli interventi per il contatto intergenerazionale sono una delle tre strategie che hanno dimostrato di funzionare nell’affrontare l’ageismo, insieme alla politica, alla legge e agli interventi educativi.

L’ageismo è una forma di discriminazione basata sull’età che colpisce tanto gli anziani, quanto le giovani generazioni. L’ufficio dell’Alto Commissario per i diritti Umani delle Nazioni Unite (Dipartimento degli affari economici e sociali) ha definitivo l’ageismo e l’età (cronologica) nel 2021: con il termine ageismo si intendono gli stereotipi, i pregiudizi e la discriminazione diretta verso gli altri o sé stessi sulla base dell’età; per età il tempo vissuto sin dalla nascita.

Gli anziani sono già profondamente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.

Questi impatti sono destinati ad aumentare a causa della combinazione di più fattori di stress: il cambiamento climatico, lo scarso livello di salute, il ridotto accesso al cibo e ad altre risorse e l’invecchiamento della popolazione globale.

Anche l’Epa (United states environmental protection agency) ha osservato come gli anziani siano particolarmente vulnerabili agli impatti sanitari dei cambiamenti climatici. Con l’avanzare dell’età il corpo umano è meno capace di compensare gli effetti di alcuni rischi ambientali, come l’inquinamento atmosferico. Inoltre le persone anziane possono avere un quadro patologico complesso, assumere farmaci, avere un quadro immunitario già compromesso. Proprio l’inquinamento atmosferico mostra un’interessante connessione tra due soggetti vulnerabili in considerazione del fattore “età” ossia minori e anziani. Nel marzo 2023, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha pubblicato, a riguardo, un rapporto intitolato “Air pollution and children’s health”. Si stima che oltre 1.200 decessi in persone di età inferiore ai 18 anni siano causati ogni anno dall’inquinamento atmosferico negli Stati membri dell’EEA (European Environmental Agency).

Inoltre bambini e anziani hanno limitazioni negli spostamenti, per differenti ragioni, che li espongono a maggiori rischi in caso di eventi metereologici estremi.

Un approccio che guardi all’età (sia la minore età che l’età avanzata) come ulteriore fattore di discriminazione, rispetto ai cambiamenti climatici, può risultare utile sia a rispondere alle vulnerabilità di tali soggetti, sia a costruire servizi e politiche che promuovano la resilienza individuale e collettiva.

È interessante rilevare come la Guida, nel suggerire alcune intergenerational practice consideri anche quelle relative a “Environment and nature”, anche per incrementare il coinvolgimento nelle pratiche di tutela della comunità.

La Guida individua, infatti, “effective intergenerational practice” ossia «attività per favorire l’interazione tra persone di diverse età, per garantire opportunità mirate e reciprocamente vantaggiose, promuovere una maggiore generazione coscienza e apprendimento, comprensione e rispetto e solidarietà tra le persone e contribuire alla costruzione di comunità più coese».

L. Moramarco è Research Fellow in Private Law, University of Bari Aldo Moro, Project CROSS: Building Multisystem Resilience Approaches as New Opportunities to Deal with Stressful Situations CoFinancier AReSS Puglia, Strategic Regional Agency for Health and Social Affairs

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