Profilazione razziale e violazione degli artt. 8 e 14 C.e.d.u.: l’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo e le derive della discriminazione algoritmica nelle attività di law enforcement
Sinossi: La sentenza annotata offre l’occasione di approfondire gli eventuali profili discriminatori derivanti dalle attività delle law enforcement authorities (“LEA”). La Corte ha ribadito come i controlli di identità condotti su gruppi di minoranze etniche, mancando i presupposti oggettivi, si traducono in una mera profilazione razziale comportando un’interferenza ingiustificata nella vita privata e una violazione del divieto di discriminazione. L’utilizzo di dati capaci di rivelare l’origine razziale o etnica da parte delle LEA determina un trattamento di dati personali; per tale ragione, il principio elaborato dalla Corte può essere pacificamente applicato in tale ambito. Il commento, quindi, è dedicato all’analisi delle implicazioni normative di cui alla Direttiva 2016/680/UE e dei rischi che il trattamento di tali dati può comportare.
Abstract: The annotated judgement provides an opportunity to delve into possible discriminatory profiles arising from the activities of law enforcement authorities (“LEAs”). The Court reiterated how identity checks conducted on ethnic minority groups, lacking the objective prerequisites, result in mere racial profiling entailing unwarranted interference in private life and a violation of the prohibition of discrimination. The use of data capable of revealing racial or ethnic origin by LEAs results in the processing of personal data; consequently, the principle developed by the Court can be peacefully applied in this domain. The commentary, therefore, is devoted to analysing the regulatory implications set forth in Directive 2016/680/EU and the risks that the processing of such data may entail.