Rapporto IPSOS 2023: riconoscimento e diritti per le persone LGBT+
Una ricerca internazionale condotta da IPSOS, società specialista in ricerche di mercato e sondaggi politici, fa il punto su alcuni temi sensibili riguardanti le persone LGBT+. Il Rapporto è stato redatto sulla base di un sondaggio che ha coinvolto partecipanti da 30 nazioni.
Secondo il Rapporto, circa il 9% della popolazione mondiale si definisce LGBT+, passando da un picco del 15% in Brasile, seguito da Spagna e Svizzera, per arrivare al 4% della Polonia, Giappone e Perù.
Il dato rappresenta il risultato medio di un’indagine che ha coinvolto gruppi di persone di differenti età, confermando tuttavia una maggior apertura delle giovani generazioni a dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, con un 16% della c.d. Generazione Z (dal 1997 in poi) sino alla soglia minima del 4% delle persone nate dal 1948 al 1964.
Il 67% del campione internazionale ritiene che le persone transgender subiscano una qualche forma di discriminazione, motivo per cui necessitano di maggior protezione da parte dello Stato, soprattutto sul posto di lavoro. Quanto agli adolescenti transgender, il 60% è d’accordo sul fatto che dovrebbero poter ricevere cure, come i trattamenti ormonali, per l’affermazione del proprio genere.
Già dalla condivisione di questi risultati generali si può rilevare che la visibilità delle persone LGBT+, con cui si intende l’autoaffermazione di sé senza aver paura di ripercussioni, è maggiore soprattutto in quei paesi che ne riconoscono maggiormente libertà e diritti, come la Spagna e i Paesi anglofoni.
Soffermandoci su alcuni profili di particolare interesse, il supporto ai matrimoni tra persone dello stesso sesso oscilla dal 49% (in Colombia) fino all’80% (in Olanda e Portogallo) in tutti i 20 Paesi dove il matrimonio omosessuale è legale e in 2 dei 10 in cui non lo è, tra cui l’Italia. Con specifico riguardo alla questione della omogenitorialità, circa il 65% delle persone afferma che le coppie omosessuali hanno le stesse possibilità delle coppie eterosessuali di essere buoni genitori e il 64% che dovrebbero avere anche gli stessi diritti di adottare bambini. Coerentemente con i dati precedentemente citati, il consenso è maggiore nei paesi dove le persone LGBT+ vedono riconosciuti i propri diritti, come Spagna (80%), Portogallo (77%), Svezia e Olanda (75%), mentre quelli maggiormente contrari sono Polonia, Turchia, Romania e Corea del Sud.
In quale area si posiziona l’Italia?
Il 9% dei cittadini italiani dichiara di appartenere alla comunità LGBT+, collocandosi così perfettamente nella media mondiale. Ancora più interessanti sono i dati riguardanti le questioni attinenti al diritto di famiglia: nonostante nel nostro Paese il matrimonio egualitario non sia riconosciuto, ben il 61% degli italiani si dice a favore, il 21% è comunque appoggia una qualche forma di riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso, mentre solo il 9% è contraria. Allo stesso tempo, vi è una cospicua maggioranza (65%) favorevole alle adozioni da parte delle persone LGBT+, ancorché non esista una legge che lo consenta. Il dato è particolarmente interessante, soprattutto se si sottolinea l’incremento del 5% delle persone favorevoli rispetto al 2021.
Se, da un lato, il consenso a favore dell’estensione dei diritti alle persone LGBT+ è in netto aumento, dall’altro, occorre comunque rilevare come i cittadini “metabolizzino” gli orientamenti e le scelte legislative dei propri governi nazionali, questi ultimi capaci di influenzarne – e, in alcuni casi, radicalizzarne – le posizioni.