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L’invecchiamento in buona salute: una questione per tutti

Giornate Internazionali - Giulia Colombo - 25 Ottobre 2023

Lo scorso 1° Ottobre si è celebrata la Giornata internazionale degli anziani istituita nel 1990 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 45/106, che oggi ricorda, più che mai, come il tema attinente all’invecchiamento sia all’ordine del giorno, toccando non solo l’individuo, ma l’intera collettività.

I dati mostrano come la popolazione globale sia composta da più anziani, rispetto ai giovani. L’invecchiamento è un fenomeno (relativamente) recente, che potrebbe assumere sempre più importanza in futuro. A tale riguardo, il numero di persone con almeno 65 anni di età a livello globale raddoppierà, passando da 761 milioni nel 2021 a 1,6 miliardi nel 2050. In altri termini, nel 2021, 1 persona su 10 nel mondo aveva 65 anni o più, mentre nel 2050 questa fascia di età sarà rappresentata da 1 persona su 6. Inoltre, anche i soggetti con almeno 80 anni di età stanno crescendo sempre più rapidamente. La prospettiva di vita tende ad aumentare visto che i bambini nati nel 2022 avranno un’aspettativa di vita fino a 71,7 anni di età in media, dunque, 25 anni in più rispetto a quelli nati nel 1950.

La transizione demografica avrà un impatto su molti aspetti della società: dall’economia alla salute. A tal fine, per non lasciare indietro nessuno e garantire il diritto di vivere con dignità, uguaglianza e in un ambiente sano, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è da tempo impegnata nella promozione di iniziative volte a favorire l’inclusione degli anziani nella società.

L’invecchiamento della popolazione globale, infatti, porta con sè sfide e opportunità. Sotto il primo profilo, ci sarà un aumento della domanda di servizi relativi all’assistenza e alla cura della persona, che richiederà più investimenti in tale settore e più forza lavoro adeguatamente formata. Sotto il secondo profilo, le persone anziane apportano un importante contributo per la loro famiglia e la comunità in cui operano, ma l’entità di queste opportunità dipende da un fattore fondamentale: la salute. Quest’ultima, tuttavia, non è influenzata solo dalla genetica, ma anche dagli ambienti fisici e sociali in cui la persona si trova e vive, che, combinati con le caratteristiche personali della stessa, hanno effetto a lungo termine sull’età.

In tale contesto, l’OMS ha promosso, in collaborazione con gli Stati membri, le Nazioni Unite e le diverse parti interessate, l’invecchiamento in buona salute, che viene definito come un processo di mantenimento della capacità funzionale per consentire il benessere in età avanzata. La nozione di “capacità funzionale” è data dalle interazioni tra la capacità intrinseca dell’individuo – costituita dalle proprie capacità fisiche e mentali – e le caratteristiche ambientali. Per la realizzazione di questo processo, l’OMS ha guidato l’attuazione deldecennio dell’invecchiamento in buona salute” (Decade of Healthy Ageing), dichiarato dall’Assemblea delle Nazioni Unite per gli anni 2021-2030. Tale periodo si basa sulla strategia globale e sul piano d’azione per l’invecchiamento 2016-2020 dell’OMS e sostiene la realizzazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile.

Il decennio delle Nazioni Unite sull’invecchiamento in buona salute 2021-2030 è un’iniziativa volta a sensibilizzare gli stati, la società civile, il mondo accademico, i media e il settore privato affinché collaborino per migliorare la vita delle persone anziane e delle loro famiglie. Il lavoro dell’OMS, perciò, ha come obiettivo quello di ridurre le disuguaglianze sanitarie e migliorare la vita delle persone anziane, delle loro famiglie e della comunità. Questo è possibile attraverso un’azione collettiva, che deve intervenire su quattro aree: i) creare ambienti a “misura di anziano”; ii) combattere l’ageismo; iii) garantire assistenza integrata e iv) a lungo termine. Inoltre, vengono individuate dieci priorità, tra le quali vi è la creazione di una piattaforma per riunire e supportare gli stakeholder, farli dialogare tra loro, coinvolgere altre persone, condividere dati e ricerche e dare voce alle esperienze.

Il contributo offerto dall’OMS, in collaborazione con le Nazioni Unite, è quello di diffondere a livello globale le problematiche relative all’invecchiamento, al fine di stimolare ogni Paese a intervenire sul piano giuridico ed economico-sociale, perché solo in questo modo è possibile contrastare l’ageismo e garantire l’uguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale.

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