Bambini e diritto all’ambiente: intersezionalità e divieto di discriminazioni
Ad agosto 2023, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ha pubblicato il General Comment No. 26 on children’s rights and the environment, , with a special focus on climate change.
I General Comment dei comitati ONU non sono atti vincolanti, ma hanno un significativo impatto interpretativo. Il Comitato sui diritti dell’infanzia, composto di 18 esperti indipendenti, esamina l’attuazione della Convenzione degli Stati parte e propone misure di miglioramento.
A fronte dell’aggravarsi della crisi climatica il General Comment n. 26 si pone tre ambiziosi obiettivi 1. sottolineare la necessità urgente di affrontare gli effetti negativi del degrado ambientale sul godimento dei diritti dei bambini, con particolare attenzione ai cambiamenti climatici; 2. Promuovere una comprensione olistica (potremmo dire “intersezionale”) dei diritti dei minori in relazione alla tutela dell’ambiente; 3. chiarire quali obblighi sussistano a carico degli Stati aderenti alla Convenzione e fornire una guida autorevole sulle misure legislative, amministrative e altre misure appropriate per affrontare i danni ambientali, con particolare attenzione al cambiamento climatico.
L’attenzione al tema è dimostrata anche da altre due recenti pubblicazioni: l’Indice di rischio climatico per i minori (CCRI) della regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA), pubblicato ad ottobre 2022, e The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis: Introducing the Children’s Climate Risk Index, pubblicato ad agosto 2021. L’Indice metteva in luce la vulnerabilità dei minori agli impatti dei cambiamenti climatici. In continuità con le osservazioni e proposte formulate, sul condivisibile presupposto che il cambiamento climatico rappresenti una delle sfide più intersezionali della storia, il General Comment n. 26 esamina la relazione tra i singoli diritti riconosciuti dalla Convenzione e la tutela ambientale, il diritto ad un ambiente pulito, salubre e sostenibile ed indica le misure di adeguamento a carico degli Stati. Particolarmente interessante è la sezione II in cui si afferma che children have the right to a clean, healthy and sustainable environment. Questo diritto è implicito nella convenzione e direttamente connesso ai diritti sanciti dagli artt. 6 (diritto alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo), 24 (diritto al miglior stato di salute possibile e all’accesso alle cure), 27 (diritto ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale), 28 e 29 (diritto all’educazione) della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il punto 15 espressamente affonta il tema delle intersezioni possibili tra diritto all’ambiente e diritti umani, in particolare dei bambini.
Gli Stati sono invitati a raccogliere dati disaggregati per identificare gli effetti differenziali dei danni ambientali sui bambini e comprendere meglio le intersezionalità, prestando particolare attenzione ai gruppi di bambini che sono più a rischio, e ad adottare specifiche misure e politiche. Gli Stati membri devono garantire che tutte le normative, le politiche e i programmi che trattano questioni ambientali non siano intenzionalmente o involontariamente discriminatori nei confronti dell’infanzia.
Il degrado ambientale, compresa la crisi climatica, è considerata una forma strutturale di violenza contro i bambini, che può causare il collasso sociale nelle comunità e nelle famiglie. Il documento evidenzia come gli eventi climatici estremi gravano sui minori e aumentano la loro vulnerabilità alla violenza di genere, al matrimonio infantile, alle mutilazioni genitali femminili, al lavoro infantile, ai rapimenti, alla tratta, alla violenza sessuale, al reclutamento in gruppi criminali, armati e/o estremisti e violenti.
Anche se in un atto non vincolante, la discriminazione ambientale subita dai minori, e vieppiù dai bambiniin condizione di vulnerabilità, trova, dunque, espressa tutela e considerazione.