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Niente asterisco né schwa: via libera a cariche e professioni, forme neutre e senza articolo

Lingua Diritto Diritti - Redazione - 30 Marzo 2023

 

L’Accademia della Crusca risponde al quesito posto dal Comitato Pari opportunità del Consiglio direttivo della  Corte di Cassazione sulla scrittura rispettosa della parità di genere negli atti giudiziari.

Sentito il parere del Servizio di consulenza linguistica e del suo coordinatore, dopo approfondita discussione in seno al Consiglio direttivo, la massima istituzione linguistica italiana fornisce un vero e proprio vademecum di scrittura ai giuristi.

1) Evitare le reduplicazioni retoriche (“lavoratori e lavoratrici”, “cittadini e cittadine”, ecc.) utilizzando, ove possibile, forme neutre o generiche (sostituire “persona” a “uomo”, “il personale” a “i dipendenti”). Se ciò non potesse farsi, l’Accademia ritiene sempre accettabile il maschile plurale inclusivo.

2) Vietato l’uso dell’articolo con i cognomi di donne (“la Cartabia”, “la Masi”). Oggi considerato discriminatorio e offensivo sia al femminile che al maschile, l’Accademia non concorda con tale opinione, ma riconoscendone la sua diffusione afferma che il linguaggio pubblico ne debba tenere conto.

3) Stop ad asterischi e schwa: sono da escludere in quanto segni grafici che non hanno corrispondenza nel parlato. La lingua giuridica non è ritenuta la sede adatta per sperimentazioni innovative che porterebbero a disomogeneità. L’Accademia ribadisce che nella lingua italiana lo strumento migliore per rappresentare tutti i generi e gli orientamenti continua a essere il maschile plurale non marcato: strumento di inclusione e non di prevaricazione.

4) Via libera ai nomi di cariche e professioni volte al femminile: ingegnera, avvocata, prefetta, ecc. Salvo i nomi terminanti i –e non suffissati che, invece, affidano l’indicazione del genere all’articolo (la presidente, la docente, la testimone, ecc.).

Buona lettura!

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