Salute e orientamento sessuale: online il report 2022 sulla condizione delle persone LGBTQIA+ in Svizzera
Un recente rapporto di ricerca del Dipartimento Lavoro sociale dell’Università di Lucerna ha messo in luce la stretta relazione che intercorre tra discriminazioni e stato di salute delle persone LGBTQIA+ in Svizzera.
É ormai risaputo come le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere incidano sul mondo del lavoro (sia consentito il rinvio a N. Deleonardis, C. Mazzanti, The “Danish Girls” in the Workplace and Labour Market. Barriers and Prejudices towards Gender Identity). Lo studio elvetico, commissionato dall’Ufficio Federale di Sanità Pubblica elvetico, ha evidenziato altresì che le discriminazioni verso le persone LGBTQIA+ ne condizionino anche la salute.
Prima di entrare nel merito del Rapporto, è opportuno evidenziare che i risultati della ricerca sono il frutto di un’indagine empirica riguardante la salute in Svizzera e della somministrazione di questionari a persone LGBTQIA+. Tale precisazione conferma l’attendibilità dello studio, in conseguenza del quale la questione delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere è stata demandata all’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU).
Sul piano giuridico, le tutela delle persone LGBTQIA+ in Svizzera ha ottenuto negli ultimi anni risultati pregevoli: si pensi all’estensione del divieto di discriminazione, oltre che per razza, etnia o religione, anche per orientamento sessuale e identità di genere (art. 261 bis del Codice penale), alle semplificazioni procedurali per la modifica del sesso nel registro dello stato civile e all’introduzione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Ciononostante le persone LGBTQIA+ elvetiche continuano a trovare ostacoli in numerosi ambiti della propria vita. La norma difficilmente anticipa il costume: la tutela penale, infatti, non appare sufficiente se non viene affiancata da politiche sociali mirate a costruire ambienti inclusivi.
Le difficoltà e le situazioni di disagio delle persone LGBTQIA+ sono ben evidenti nel Rapporto.
Passandone brevemente in rassegna i temi affrontati, l’analisi si è concentrata preliminarmente sulle condizioni di salute psichica delle persone LGBTQIA+ in Svizzera, rilevando come esse siano maggiormente esposte a rischio rispetto alle persone eterosessuali. Ciò emerge dalla prevalenza significativamente più elevata di depressione, pensieri suicidi e tentativi di suicidio: la probabilità di tentato suicidio nell’arco della vita è circa quattro volte superiore tra le persone lesbiche, gay o bisessuali; dato che aumenta ulteriormente nel caso in cui si tratti di persone trans o non binarie, a causa del costante stress psicologico che sono costrette a sopportare rispetto alle persone cisgender omosessuali.
Spostando il focus sulla salute fisica e sulla salute sessuale, dallo studio affiora che le persone LGBTQIA+ elvetiche “non hanno pari opportunità di vivere in buona salute rispetto al resto della popolazione”, poiché maggiormente esposte – tra gli altri fattori – al rischio di malattie e infezioni sessualmente trasmissibili (IST).
Sotto il profilo delle relazioni umane e sociali, anche il settore sanitario dimostra di non essere affatto immune dal virus del pregiudizio. Sono numerose le persone LGBTQIA+ che hanno dichiarato di essere state vittime di discriminazione o violenza durante l’assistenza sanitaria a causa del proprio orientamento sessuale o identità di genere (il 67,6 % almeno una volta nella propria vita), comportando una progressiva sfiducia verso il personale ospedaliero. Il dato, che trova conferme anche nella letteratura internazionale, testimonia come le discriminazioni negli ambienti sanitari dissuadano i soggetti discriminati dal richiedere le prestazioni medico-assistenziali, costituendo una barriera all’accesso alle cure e peggiorando, così, lo stato di salute proprio di quei cittadini che necessitano dell’assistenza sanitaria.
La fotografia offerta dallo studio è corredata da alcune raccomandazioni, volte a sollecitare un più incisivo intervento dello Stato. Il Report richiede, da un lato, l’adozione di misure idonee a migliorare le condizioni di vita e di salute delle persone LGBTQIA+ e, dall’altro, la promozione di strategie adeguate che mirino a eliminare le condotte discriminatorie: “gli approcci sensibili/inclusivi e quelli specifici per le persone LGBT non dovrebbero essere l’eccezione bensì la regola in tutti i settori (sanitario, sociale ecc.)”.