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Ripartiamo dalle donne

Attualità - Carmela Garofalo - 15 Febbraio 2022

L’impatto della pandemia si è particolarmente riverberato sulle condizioni occupazionali delle donne, ampiamente rappresentate nei comparti produttivi più colpiti dalle limitazioni governative, evidenziando alcuni aspetti generali di debolezza del nostro mercato del lavoro, a cominciare dal basso tasso di occupazione di questa categoria di soggetti, combinato con vaste aree di inattività e con un’accentuata precarizzazione dei contratti di lavoro.

La mobilitazione delle energie femminili, in un’ottica di pari opportunità, è fondamentale per la ripresa dell’Italia nell’era post Covid-19, trainata dai finanziamenti del PNRR che ha previsto stanziamenti, diretti e indiretti, per realizzare gli interventi necessari alla ripartenza dopo lo shock della pandemia, ma che nel caso delle donne, diventano l’occasione per correggere distorsioni radicate che la crisi sanitaria non ha fatto altro che aggravare.

Una leva finanziaria che permetterà di procedere nella direzione del riequilibrio della parità di genere, grazie ad un approccio trasversale al fenomeno.

L’obiettivo, per il triennio 2024-2026, è di arrivare a un incremento del lavoro delle donne del 4%, un risultato che sarà possibile attivando progetti di varia natura, che vanno dalla formazione fino all’inserimento lavorativo, e ancora attraverso incentivi e misure ad hoc. In particolare, i fondi destinati al gender gap dal PNRR si muovono su più fronti. Da un lato ci sono i programmi che intendono promuovere fortemente lo sviluppo dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile, ma anche la revisione delle procedure di reclutamento nella Pubblica amministrazione o la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, ovvero l’approccio “Equal Salary”. Dall’altro lato si prevedono interventi che più direttamente impattano sull’inclusione di genere e sulla conciliazione tempi di vita-lavoro, come ad esempio la costruzione di asili nido, il tempo pieno nella scuola e il lavoro agile, il rafforzamento dei servizi di prossimità e supporto all’assistenza domiciliare. Tutti provvedimenti tesi ad alleggerire il carico di cura che oggi ricade prevalentemente sulle donne, spesso non retribuito e non riconosciuto.

Per questo occorre intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione di genere reprimendola, ma al contempo incentivando le imprese a realizzare e garantire la parità di genere sia nel momento genetico del rapporto sia in quello funzionale, come auspicato dalla legge n. 162/2021 che ha introdotto la certificazione della parità di genere.

Già a partire dalla Legge di Bilancio 2021, sono state varate nuove misure finalizzate a incrementare i livelli occupazionali delle donne.

È il caso dell’esonero contributivo totale per l’assunzione di donne che si configura come un’estensione di quello introdotto nel 2013 dalla Legge Fornero (art. 4, co. da 9 a 11, l. 92/2012). Si prevede in favore del datore di lavoro privato che assuma, con contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato (o in caso di trasformazione a tempo indeterminato di un precedente rapporto agevolato), “donne lavoratrici svantaggiate”, nel periodo 2021-2022 un esonero contributivo del 100% dei contributi a carico del datore di lavoro e nel limite di importo pari a 6.000 euro annui (art. 1, commi da 16 a 19, l. n.178/2020).

Sempre in tale ottica, la Legge di Bilancio 2022 (art. 1, comma 137, l. n. 234/2021), in via sperimentale per l’anno 2022, ha riconosciuto nella misura del 50% l’esonero per un anno dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato a decorrere dal rientro nel posto di lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità e per un periodo massimo di un anno a decorrere dalla data del predetto rientro.

La parità di genere va perseguita anche in ambito imprenditoriale e per questo motivo sono stati stanziati investimenti a sostegno dell’imprenditorialità femminile con l’obiettivo di favorire la loro indipendenza economica.

A tal fine, è stato istituito dalla Legge di Bilancio 2021 (art. 1, co. da 97 a 106, l. n.  178/2020) nello stato di previsione del MISE, il “Fondo a sostegno dell’impresa femminile” (denominato Fondo -impresa-donna) le cui modalità di intervento sono state disciplinate dal d.i. 30 settembre 2021, con lo scopo di sostenere imprese femminili (intese come imprese a prevalente partecipazione femminile e lavoratrici autonome) di qualsiasi dimensione, con sede legale e/o operativa ubicata su tutto il territorio nazionale, già costituite o di nuova costituzione nonché di diffondere i valori di imprenditoria e lavoro tra la popolazione femminile, di promuovere programmi di formazione e orientamento verso materie e professioni in cui la presenza delle donne va adeguata alle indicazioni europee e nazionali e quindi di massimizzare il contributo qualitativo e quantitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.

Gli interventi del Fondo, che assumono la forma del contributo a fondo perduto o di finanziamenti a tasso zero o comunque agevolati (anche in combinazione tra loro) sono articolati in una delle seguenti linee di azione: incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili o incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili.

Un’altra parte delle risorse del Fondo sostiene azioni per la diffusione della cultura e la formazione imprenditoriale femminile, attuate dal Soggetto gestore (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia), sulla base di un piano di attività condiviso con il Ministero, attraverso iniziative per la promozione del valore dell’imprenditoria femminile nelle scuole e nelle università, per la diffusione di cultura imprenditoriale tra le donne, di orientamento e formazione verso percorsi di studio nelle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM), di sensibilizzazione verso professioni tipiche dell’economia digitale e attraverso azioni di comunicazione per diffondere la cultura femminile d’impresa e promuovere i programmi finanziati dal Fondo stesso.

Presso il MISE è stato altresì istituito il “Comitato impresa donna”, con il compito di attualizzare le linee di indirizzo per l’utilizzo delle risorse del Fondo a sostegno dell’impresa femminile e di condurre analisi economiche finalizzate alla produzione di raccomandazioni relative allo stato della legislazione e dell’azione amministrativa, nazionale e regionale, in materia di imprenditorialità femminile e più in generale sui temi della presenza femminile nell’impresa e nell’economia.

Il PNRR ha incrementato le risorse a sostegno dell’imprenditoria femminile con 400 milioni di euro nell’ambito del programma di investimento “M5-C1-I.1.2 Creazione di imprese femminili con due obiettivi: rafforzare le misure già esistenti lanciate per supportare l’imprenditoria, come NITO e Smart&Start (la prima supporta la creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditoria, la seconda supporta start-up e PMI innovative) e potenziare il nuovo Fondo -impresa-donna, già istituito dalla Legge di Bilancio 2021 (con dotazione iniziale di 40 milioni di euro) e divenuto operativo a partire dal 14 dicembre 2021.

Quindi un’occasione storica per la lotta alla diseguaglianza di genere che deve essere sfruttata per superare la marginalità femminile che, come ha dichiarato il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento del 3 febbraio 2022, “costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano”.

 

 

 

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