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(Di nuovo) senza copertura INPS la quarantena covid per chi non è smart

Attualità - Anna Zilli - 6 Gennaio 2022

 

Ci siamo cascati di nuovo!

La relazione pericolosa tra lavoro e vita privata è ri-esplosa e davvero pare che non siamo in grado di imparare molto da quanto sta accadendo da oramai due anni, da quel fatidico 31 gennaio 2020 in cui Covid-19 ha fatto irruzione nelle nostre vite e professioni.

Mentre il Governo, con i ministri Brunetta e Orlando, enuncia un sostanziale “liberi tutti” in tema di smart working attraverso la Circolare del 5 gennaio 2022 sul lavoro agile scritta “a quattro mani”, ancora una volta ci si dimentica dei lavori e dei lavoratori non tele-smart-realizzabili, situazione che riguarda oltre 3/4  degli impieghi, tra l’altro la più esposta (non solo al virus ma anche) alle criticità del mercato del lavoro, per minore scolarizzazione e maggiore fragilità contrattuale e occupazionale.

Nelle ricognizioni più recenti (una per tutte, quella di Assolombarda di ottobre 2021 che rinvia ai dati del Politecnico di Milano)  nella «nuova normalità» il numero si stabilizzerà a quota 5,3 milioni, su oltre 23 milioni di lavoratori complessivi.

Complici le vacanze invernali e, ora, il ritorno a scuola con nuovo, prevedibile aumento dei contagi, ci aspetta un periodo davvero complesso.

Non è stato infatti rinnovato il decreto fiscale nella parte in cui finanziava, equiparandoli a malattia, i periodi in quarantena Covid con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, destinato a sostenere i lavoratori del settore privato e a quelli “fragili” pubblici e privati impossibilitati a lavorare da casa.

Ricordiamo che la previsione dell’art. 8 del D.L. n. 146/2021 era arrivata “in sanatoria”, per gli eventi che si sono verificati dal 1° gennaio 2021 e che erano tenuti sospesi dall’Istituto in attesa di chiarimenti.

Altresì, non è stata rifinanziato nemmeno il  c.d. rimborso forfetario (di 600 euro) previsto per ogni lavoratore che, nel settore privato, non avesse diritto a ricevere l’indennità dall’INPS, nel caso in cui la prestazione lavorativa, durante l’evento, non potesse essere svolta in modalità agile.

Infine, non vi è più traccia della tutela per i lavoratori “fragili” di cui al comma 2, dell’art. 26, del D.L. n. 146/2021 (prorogata al 31 dicembre 2021 dall’art. 2-ter del D.L. 6 agosto 2021, n. 111, inserito, in sede di conversione, dalla Legge 24 settembre 2021, n. 133). Finito il veglione, i lavoratori “ fragili” del settore pubblico e di quello privato, appositamente certificati come ad alto rischio (per immunodepressione, esiti di patologie oncologiche o relative terapie salvavita), per i quali non sia possibile attivare lo smart working, devono rientrare al lavoro, essendo venuta meno l’equiparazione dell’assenza al ricovero ospedaliero ed esclusione del periodo di assenza dal computo del periodo di comporto.

La noncuranza delle istituzioni rischia di costarci molto cara. A meno che non sia il datore di lavoro a coprire il pagamento delle giornate non lavorate, ai lavoratori non resta che chiedere la fruizione di ferie e permessi per coprire le giornate di assenza dal lavoro. Oppure, come molti temono, questi si recheranno comunque al lavoro per non perdere la retribuzione, con l’effetto di evitare i tamponi e il tracciamento a sé e ai propri congiunti.

Riattivare le coperture INPS non è solo doveroso nei confronti di chi non può scegliere come lavorare, ma pare, al momento, una misura necessaria per tutelare la salute per tutti.

 

 

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